Sezioni


Lingue d’Oc, un corso per riscoprire le radici


Circa 55 anni or sono un giovane maestro si rivolgeva ai suoi alunni nella piccola pluriclasse di Coumboscuro dicendo “E alouro d’uro en anan coumensè decò a escrive entè la lengo que vous a moustrà vosto maire“ (Allora da adesso in poi cominciate anche a scrivere nella lingua che vi ha insegnato vostra madre).
Da quella semplice frase cominciò la straordinaria avventura dell’Escolo de Sancto Lucio, dove ancora oggi gli alunni si esprimono non solo in italiano ma in provenzale francese ed inglese. Una scuola pilota piccola piccola ma che conserva gelosamente la nostra lingua del cuore. E quando a seguito del rumoreggiare di popolo e dei colleghi sugli strani metodi di insegnamento del giovane maestro Arneodo, arrivò a Sancto Lucio nientemeno che l’ispettore Silvestri di Cuneo, quel giorno trovò la classe vuota perché tutti insieme erano andati a fare un’escursione lassù a 2000 metri al Lac dal Bram. L’ispettore Silvestri era una persona saggia e comprensiva e permise al giovane maestro di continuare a insegnare a “ nosto modo“ anche se ufficialmente a scuola si doveva parlare e scrivere esclusivamente la lingua italiana.
Questo “ magistre”, questo maestro era Sergio Arneodo , mio padre e di questo ne vado fiero! Due anni or sono il giovane assessore alla cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, in piazza Chanoux, luogo simbolo dell’ autonomia valdostana, davanti a centinaia di persone affermava che pur con i tagli subiti sui trasferimenti da parte dello stato e la situazione di crisi, la Regione autonoma Valle d’Aosta non aveva diminuito di un euro la voce in bilancio relativamente alla cultura ed istruzione. Sicuramente alla maggioranza dei cittadini queste affermazioni pare che arrivino da una realtà non certamente normale, da un mondo forse sognato in certe notti di solstizio. Queste persone si sbagliano. Chi invece ama il proprio paese, la propria storia e soprattutto la propria lingua del cuore, certe frasi risultano semplicemente normali. Forse nessuno di noi è cosciente che la nostra bella lingua italiana, come altre lingue nazionali europee sta lentamente morendo, nessuno se ne accorge che anno dopo anno i giovani si esprimono con sempre meno parole al punto che – fonte Università di Udine – uno studente universitario usa in media circa 2500 parole e che ogni anno 30 parole italiane scompaiono dall’uso comune, sostituite da parole provenienti dal mondo anglosassone.
Un esempio classico, la famosa bici fuoristrada il cui nome italiano è “rampichino“, oggi invece normalmente viene indicata con “mountain bike” e così via….
Gli informatori sparsi nelle nostre valli e che collaborano alla compilazione del “Grande Dizionario della Lingua Provenzale“ ci hanno fornito in media 30.000/40.000 lemmi ciascuno. Un divario enorme di capacità linguistica e di nozioni. Ecco quindi l’importanza della lingua “piccola” o ancestrale di tutte quelle lingue definite “dialetti“, ma che hanno una storia e un passato di tutto rilievo non sicuramente minore rispetto alle grandi lingue europee.
Per sapere apprezzare la lingua ancestrale bisogna conoscerne la storia, l’uso e le caratteristiche linguistiche, in modo da poterne apprezzare le bellezze e i lati positivi. Innanzitutto la lingua ancestrale serve al bambino, allo studente, proprio come aiuto ed esercizio pratico per poter apprendere in forma corretta non solo l’italiano, ma anche altre lingue europee e mondiali. E’ provato da studi scientifici che un bambino al quale, fin dalla nascita i due genitori si rivolgono in due lingue diverse, ossia nella lingua ancestrale o dialetto e in una lingua ufficiale nazionale, oltre a crescere perfettamente bilingue ha poi una facilità enorme nell’apprendere altre lingue.
La piccola Escolo de Coumboscuro in questo è un laboratorio e tutti i piccoli allievi sia dell’infanzia che della scuola primaria si esprimono tranquillamente in due, tre, quattro lingue in funzione dell’età. Il piccolo Noà, appena tre anni, madre di lingua francese, padre piemontese, non ha alcuna difficoltà a rivolgersi alla propria insegnante in provenzale, alla mamma in francese ed al papà in italiano o piemontese. E così tanti altri. Ecco cosa serve una piccola lingua. Inoltre una lingua ancestrale aiuta l’allievo a coltivare la poesia, l’amore per la natura, il bello.
E’ sempre più difficile per un bambino conoscere i nomi dei fiori, alberi, arbusti ecc… Per un bambino che parla la lingua ancestrale è facile perché la prima cosa che i nonni o i genitori gli insegneranno sono proprio questi termini che sono la base di tutte le lingue piccole e spesso sono traducibili in lingua ufficiale solo grazie a perifrasi.
Noi in provenzale per dire nevica fino ad oggi abbiamo raccolto 18 vocaboli differenti che esprimono 18 sensazioni e modi di dire diversi per definire l’atto del nevicare.
Per questo motivo grazie alla Provincia di Cuneo, Regione Piemonte, Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Cuneo si è riusciti a organizzare questo corso per conoscere le Lingue d’oc ma non solo.
Il corso si divide in due parti: nella prima saranno proprio docenti e professori dell’Università di Torino che ci illustreranno in 10 lezioni la realtà linguistica, la storia e l’importanza delle lingue ancestrali o “ piccole “ nella seconda , e su questo argomento ci torneranno in seguito insegnanti e testimoni provenienti da tutte le 14 valli della Provincia di Cuneo e di Torino ci presenteranno le varianti linguistiche proprie di ogni valle, differenze assolutamente non sostanziali, ma che ci permettono di conoscere meglio la grande ricchezza linguistica delle lingue d’oc o provenzale alpino. Certamente le “lingue d’oc” non hanno nulla da invidiare alle grandi letterature europee.
Basti pensare al movimento poetico trovadorico che ha permesso e dato l’impulso alla nascita delle più grandi letterature europee, compreso il dolce stil novo italiano, basta ricordarci del poema Mireio di Frederì Mistral, unica opera scritta in una lingua piccola che è riuscita ad ottenere un premio Nobel.
E infine, cosa importantissima, una lingua ancestrale ti insegna a amare la propria terra, il proprio mondo, a resistere anche nei momenti di difficoltà economica e di valori nel luogo dove sei nato, a presidiare il territorio ed a continuare a trasmettere quella voce di libertà e di visione europea che spesso manca a tutti noi.
L’organizzazione del corso è stata affidata all’Associazione Escolo de Sancto Lucio de Coumboscuro.
Per info: escolodesanctoluciode@hotmail.it – telefono 3805333938