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L’Europa importa il 69 per cento della soia dagli Stati Uniti, una dipendenza che allarma gli allevatori


La Commissione europea ha pubblicato gli ultimi dati sulle importazioni di semi di soia da cui risulta che gli Stati Uniti sono il principale fornitore dell’Europa.

Il 69% della soia che arriva in Europa proviene infatti dagli Usa. L’Europa ha raddoppiato in questi ultimi mesi le importazioni di soia americana, sia perché il suo prezzo è diventato più conveniente da quando la Cina la sta snobbando, sia a seguito del patto sulla soia concluso da Trump e Junker a luglio durante il loro vertice alla Casa Bianca. Un incontro in cui il risultato è stato che il presidente degli Stati Uniti ha rinunciato a imporre dazi all’Unione europea in cambio di maggiori acquisti da parte dell’Europa di prodotti americani.

La quota restante di import di semi di soia da parte dell’Europa è coperta per il 25% dal Brasile, seguito da Canada, Paraguay e Uruguay con quote comprese fra l’1 e il 2%. Nella stragrande parte (circa l’80%) la soia importata è geneticamente modificata.

L’Europa produce solo il 5% del suo fabbisogno. La nostra zootecnia corre il rischio, se non si interviene, di rimanere legata mani e piedi, in eterno, all’importazione dall’estero di un prodotto essenziale per la sua sopravvivenza.

Occorre  un vero piano europeo per lo sviluppo delle colture proteiche. Non solo soia, ma anche piselli, fave, favini e erba medica con l’obiettivo di migliorare l’approvvigionamento interno a vantaggio degli utilizzatori, soprattutto gli allevatori. Un piano più volte annunciato e mai realizzato, che la Cia sollecita da tempo rimanendo inascoltata.

 

(Fonte: Cia Piemonte)