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Lettera al Consorzio Asti “Ridateci lo Spumante”


Sollecitati dai soci produttori di uva moscato residenti nei 52 Comuni della zona tipica del Moscato d’Asti e dell’Asti, il Coordinamento Terre del Moscato ha chiesto al Consorzio per la tutela dell’Asti di attivarsi affinchè nel disciplinare dei due vini tipici venga inserito anche il Moscato d’Asti nella tipologia Spumante.
La richiesta si basa su due importanti elementi:
1) Il Moscato d’Asti Spumante è un prodotto con antiche radici, già Strucchi e Zecchini nel 1895 nella prefazione del loro libro “Il Moscato di Canelli” scrivevano “…Moscato bianco piemontese. conosciuto sotto i nomi di Moscato d’Asti o di Canelli…”
Lo stesso podestà di Asti Vincenzo Buronzo nel 1932 nel dare vita al Consorzio definì lo stesso “Consorzio dei vini tipici “Asti spumante” e “Moscato d’Asti”.
Con l’arrivo negli anni ’60 della Denominazione d’Origine Controllata (DOC) nella stessa furono inserite due sezioni: Sezione Prima “Moscato d’Asti” e Sezione Seconda “Moscato d’Asti Spumante” o “Asti Spumante” o “Asti” per dare risalto all’importanza del prodotto “Moscato d’Asti” nelle due versioni tappo raso e spumante.
Solo nel 1994, con la DOCG, venne tolta dal commercio la denominazione “Moscato d’Asti Spumante”
2) Da una decina d’anni nel mondo è scoppiata la “Moscatomania” e, a fronte di una notevole richiesta, si è senza un prodotto di tipo “Spumante” che porti in etichetta la parola “Moscato”
“Crediamo che il “Moscato d’Asti Spumante” non arrechi nessun danno alla denominazione “Asti” – osserva il presidente del Coordinamento Terre del Moscato, Giovanni Boscao -, ma anzi possa dare un grosso contributo ai piccoli produttori e alle Cantine Sociali che sono escluse dal mercato dell’Asti Spumante in mano alle multinazionali che lo vendono grazie ai loro marchi e alle piccole industrie che lo vendono grazie ai loro prezzi stracciati”.