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Le ragioni della protesta dei pastori sardi


Sono già migliaia i pastori sardi con i trattori che hanno lasciato le campagne per difendere il lavoro, gli animali, le stalle ed i pascoli custoditi da generazioni con una protesta senza precedenti nel centro di Cagliari in piazza Sorcinelli, dove è stata prevista la partenza del corteo della Coldiretti con l’hashtag #NOpastoriNOsardegna.

A scatenare la rabbia dei pastori è il dimezzamento del prezzo del latte di pecora che non copre piu’ i costi di allevamento mentre sul mercato si moltiplica la presenza di formaggio straniero spacciato per italiano.

I pastori con bandiere e manifesti sono giunti da tutta la Sardegna per il corteo ma anche preparato dal vivo il vero pecorino, mostrato le innovazioni nel rispetto della tradizione, dalla mozzarella di pecora al pecorino per vegetariani a quello digeribile per i piu’ piccoli ed esposte anche le specialità sarde ora a rischio di estinzione.

L’obiettivo è difendere una tradizione secolare che dopo il fallimento dello sviluppo industriale, rappresenta il vero valore aggiunto per il rilancio l’economia, il lavoro ed il turismo.

Accanto ai pastori ci sono pescatori, allevatori, coltivatori di ortofrutta, vino, cereali e delle altre produzioni impegnati a garantire la genuinità e l’originalità della vasta offerta agroalimentare di un territorio dove – denuncia la Coldiretti – produrre è piu’ sempre difficile per la burocrazia, i costi dei trasporti, dell’acqua e per i danni causati dagli animali selvatici.

LA FORZA DELLE PECORE

La Sardegna è nel Mediterraneo la terra in cui è più alta la concentrazione di pecore: quasi piu’ di due ogni abitante, 2,8 milioni di animali per 1,5 milioni di persone con il risultato che le forme paesaggistiche dell’Isola dipendono dal fatto che ben il 70% del territorio è destinato al pascolo dal quale gli animali traggono alimento.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della protesta di migliaia di pastori che con i trattori hanno invaso il centro di Cagliari per difendere il primato regionale che rappresenta il vero valore aggiunto per il rilancio l’economia, il lavoro ed il turismo della regione.

Un impatto determinante anche sulla salute: è’ provato scientificamente che i prodotti alimentari derivanti da animali che pascolano hanno effetti positivi sulla vita dell’uomo perché sono ricchi di sostanze nutraceutiche e la prova concreta viene in Sardegna dall’alto numero di centenari: 22 ogni 100 mila abitanti, la seconda regione piu’ longeva del mondo dopo la giapponese Okinawa.

Ma in gioco c’è anche un patrimonio unico di biodiversita’. La pecora sarda – sottolinea la Coldiretti – è una delle più antiche d’Europa probabilmente deriva dal muflone del Gennargentu e testimonia la vocazione degli antichi popoli nuragici alla pastorizia. Durante il medioevo, nel periodo giudicale della Sardegna, l’allevamento della pecora sarda andò espandendosi grazie ai monaci benedettini che lo sfruttavano per il loro sostentamento.

Fu così che nel corso dei secoli l’allevamento di questo animale si radicalizzò in tutto il territorio, condizionando gli aspetti economici, sociali, culturali e storici della Sardegna. A partire dalla gastronomia con il latte della pecora sarda che rappresenta una eccellenza agroalimentare italiana è un latte molto più ricco di quello di mucca, con una qualità e quantità di grassi e di proteine notevolmente superiore e con il quale si producono i piu famosi e gustosi formaggi.

Il pecorino – osserva ancora la Coldiretti – è uno dei formaggi italiani più antichi: veniva prodotto già nella Roma imperiale e faceva parte delle derrate dei legionari, ma è probabile che le sue origini siano ancora più antiche, vista la diffusione delle pecore sul territorio nazionale.