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Le quotazioni Ismea dei vini piemontesi


L’estate è ancora nel vivo, ma con le temperature di giugno e luglio che hanno dato un’accelerata importante alla maturazione delle uve, la vendemmia tra i filari del Belpaese è molto più vicina del solito, e allora diventa fondamentale, per le aziende, fare spazio in cantina.

Cominciando dallo sfuso, a patto che ne sia rimasto sul mercato, con il valore calcolato, per le principali denominazioni da Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (dati a giugno 2017, prezzi alla produzione dell’ultima annata in commercio, franco magazzino produttore, e Iva esclusa, calcolati su medie statistiche, che possono differire in parte, in più o in meno, dalle reali quotazioni riscontrate dagli operatori sul mercato, ndr). Un vero e proprio borsino, analizzato (ed integrato) da WineNews, da cui emerge un quadro decisamente variegato, ma tutt’altro che omogeneo (www.ismeamercati.it).

Nelle Langhe il Barolo spunta lo stesso prezzo di un anno fa, 820 euro al quintale (anche se, di fatto, non c’è più prodotto e non ci sono scambi, ndr), mentre il Barbaresco guadagna il 7,3% ed arriva a 515 euro al quintale, con il Nebbiolo d’Alba che resta sui 285 euro al quintale, ed il Dolcetto, sia di Alba che di Diano, stabile a 150 euro al quintale. Sempre in Piemonte, a fare il punto sul mondo "Barbera", è il Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato: si parte con il Piemonte Barbera, che oscilla tra i 70 ed i 110 euro a quintali, mentre la Barbera d’Asti va tra i 100 ed i 150, la Barbera d’Asti Superiore tra i 150 ed i 250 euro al quintale, mentre il Nizza è intorno ai 250. Ed interessante anche la performance del Ruchè, tra i 260 ed i 320 euro al quintale.

Spostando l’attenzione sui bianchi, salta immediatamente all’occhio la quotazione del Gavi, che, con una crescita del 10% sul 2016, tocca i 275 euro al quintale, una dinamica di prezzo ricalcata specularmente dal Cortese di Gavi.

(Fonte: Cia Piemonte)