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Le quotazioni del mais vanno differenziate


Il listino di Milano ha registrato un altro calo del prezzo del mais che è sceso a 154,50 euro la tonnellata. Lo afferma una nota di Assomais dell’8 Ottobre. A Bologna, continua la nota, il listino è rimasto invariato a 152,50 euro la tonnellata.
Molto peggio la borsa di Verona. In un comunicato del 6 ottobre scorso di Agrinsieme Veneto si legge che l’ultima seduta della borsa merci di Verona non ha quotato il mais per eccesso di ribasso, dopo che il prezzo era arrivato a 115 euro la tonnellata (per ibrido base 25% di umidità), contro i 19,3 del 2013 e i 209 dello stesso periodo 2012.

SITUAZIONE PESANTE
La situazione è molto pesante. La politica italiana, ma anche le rappresentanze del mondo agricolo, devono incominciare ad affrontare in modo serio e razionale i problemi della maidicoltura italiana.
Il mais è il cereale d’elezione nella zootecnia moderna, da cui dipende non solo la produzione di importanti alimenti di base, quali la carne e il latte, ma anche di molti importanti prodotti trasformati che sono l’orgoglio del made in Italy.

RISCHIO ABBANDONO
La disaffezione degli agricoltori italiani nei confronti del mais puo’ mettere in crisi l’intero sistema agroalimentare italiano e non si tratta di un pericolo ipotetico, ma di una realtà già in atto. Negli ultimi dieci anni la coltura del mais in Italia ha perso oltre 400.000 ettari, vale a dire quasi un terzo della superficie. Le recenti statistiche diffuse dalla Commissione Ue pongono l’Italia al quarto posto in Europa nella coltivazione di mais da granella, dopo Romania, Francia ed Ungheria. Dieci anni fa eravamo secondi ed eravamo autosufficienti. Nel 2013 le importazioni di mais hanno raggiunto il 37,5% della domanda totale.

QUOTAZIONI SEPARATE
Per tutelare il mais made in Italy, esclusivamente ogm free, è necessario che venga quotato nelle borse merci separatamente dal mais biotech d’importazione e che gli siano riservati dei canali privilegiati di commercializzazione. Inoltre i disciplinari di produzione dei prodotti dop ed igp devono prevedere il divieto assoluto di utilizzo di mangimi ogm nella fasi di allevamento.
Chi produce il mais ogm free ha costi più alti e rese minori, ma se lo vede poi mischiato e venduto allo stesso prezzo di quello importato ogm. Una situazione non più tollerabile.

(Fonte: Cia Piemonte)