Le pesche pagate meno di un sms
lunga, che vede "magazzini" e grande distribuzione scaricare il peso sui produttori
insieme a tutti i rischi di impresa, con pratiche commerciali spesso sleali e pagando
prezzi inqualificabili. Appello ai consumatori: acquistate frutta dei nostri territori
Ai produttori della Granda un chilo di pesche viene pagato meno che un sms per poi aumentare dal campo alla tavola di 9/10 volte! La dura denuncia viene da Coldiretti Cuneo che intende segnalare questa grave situazione ai consumatori e ai componenti della filiera.
La raccolta delle pesche in provincia di Cuneo ha avuto inizio ormai da alcune settimane, ma mai come quest’anno, nonostante l’ottimo raccolto in termini qualitativi e il caldo che dovrebbe favorire il consumo di frutta estiva, la remunerazione del prodotto al frutticoltore ha raggiunto livelli a dir poco offensivi. 15/20 cent al kg rappresentano infatti il 50% del costo di produzione: una situazione insostenibile per i migliaia di frutticoltori della Granda, territorio da sempre dedito alla coltivazione della pesca con una produzione annua di oltre 3 milioni di q.li tra pesche e nettarine.
Coldiretti Cuneo denuncia con forza le distorsioni all’interno di una filiera troppo lunga, che vede “magazzini” e grande distribuzione scaricare il peso sui produttori insieme a tutti i rischi di impresa, con pratiche commerciali spesso sleali e pagando prezzi inqualificabili.
Di questo passo – denuncia Coldiretti Cuneo – la Granda rischia di veder scomparire una delle colture che più hanno caratterizzato il territorio.
Da Coldiretti parte un appello ai cittadini che hanno sempre dimostrato attenzione verso gli agricoltori: consumate frutta di stagione proveniente direttamente dai nostri territori e se potete rifornitevi direttamente dai produttori e ai mercati agricoli di Campagna Amica.
Tutta la filiera deve riflettere profondamente sulla necessaria ristrutturazione di tutto il sistema che deve avere regole più trasparenti e soprattutto una distribuzione più equa del valore del prodotto.
Occorre inoltre – continua la Coldiretti – estendere al più presto l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall’estero, ed aumentare i controlli sull’ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e venduta per nazionale. Serve un impegno di filiera per salvare il pescheto cuneese che – conclude la Coldiretti – si è ridotto di negli ultimi anni di oltre il 30%.