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Le nuove imposte di Registro penalizzano i giovani


Dal 1 gennaio 2014 per effetto del decreto Istruzione approvato dal Governo, le aliquote dell’imposta di registro relative ai trasferimenti di immobili subiranno una modifica storica; l’aliquota relativa a:
– prima casa, passa dal 3% attuale, al 2%,
– altri immobili (seconde case, capannoni) e case di lusso passano dal 7% attuale, al 9%
– terreni edificabili passano dall’8% attuale, al 9%.
Ma soprattutto la novità più importante è che i:
– terreni agricoli passano dall’8% per i trasferimenti a favore degli imprenditori agricoli a titolo principale e del 15% per tutti, al 9%; inoltre viene completamente eliminata l’agevolazione dell’aliquota ridotta dell’1% (Piccola Proprietà Contadina) per gli imprenditori agricoli professionali (IAP) e coltivatori diretti (CD) a cui si aggiunge quella relativa alle proprietà montane. Ciò in quanto l’art. 10, comma 4 del Dlgs 23-2011, dispone radicalmente che in relazione agli atti traslativi di beni immobili a titolo oneroso, sono soppresse tutte le esenzioni e le agevolazioni tributarie, anche se previste da leggi speciali, con effetto proprio dal 1 gennaio 2014. Al contrario saranno agevolati tutti gli altri soggetti, non IAP/CD che potranno acquistare terreni pagando una imposta di registro del 9%, inferiore della metà a quella in vigore ora (15%+3%).
L’imposta di registro è dovuta in misura percentuale relativamente agli atti di trasferimento non soggetti ad Iva (cedente soggetto privato) ovvero esenti Iva. Diversamente, qualora l’atto sia imponibile Iva, l’imposta di registro è dovuta in misura fissa.
Altre modifiche apportate dal decreto:
– esenzione imposta di bollo, tributi catastali e tasse ipotecarie, gli atti di trasferimento a titolo oneroso di immobili (comprese le abitazioni) mentre le imposte ipocatastali sono dovute nella misura fissa di Euro 50;
– l’imposta ipotecaria e catastale passano a Euro 50 ciascuna;
– l’imposta fissa di registro e le imposte ipotecarie e catastali passano da Euro 168 a Euro 200.
Tale aumento non riguarda soltanto gli atti di trasferimento immobiliari soggetti ad IVA ma anche, ad esempio, gli atti societari (atto costitutivo, aumento di capitale con conferimento di beni diversi da quelli immobili, ecc.), gli atti di accettazione/rinuncia all’eredità, i contratti preliminari di compravendita immobiliare.
“La decisione di abolire le agevolazioni per la Piccola Proprietà Contadina – rileva il responsabile di zona della Cia di Cuneo, Paolo Ambrogio – rischia di avere effetti pesanti sul settore primario, in particolare sui giovani che si accingono ad intraprendere la professione agricola. Oggi l’accesso alla terra risulta una vera barriera all’entrata per il giovane che vuole intraprendere un’attività agricola. Infatti, a differenza degli altri ostacoli che pure rendono difficoltoso l’accesso dei giovani al settore agricolo, la disponibilità di capitale fondiario non trova adeguati strumenti di agevolazione. Dal 1 gennaio 2014 saranno soppresse le agevolazioni tributarie per la piccola proprietà contadina e, quindi, paradossalmente, mentre da una parte si studiano forme agevolate, anche di carattere fiscale, per incrementare l’occupazione in agricoltura, l’imprenditore agricolo si vede privato di un’agevolazione fondamentale per la crescita dimensionale dell’impresa, venendo accomunato a soggetti diversi. La soppressione delle agevolazioni per la piccola proprietà contadina, peraltro sempre presenti nell’ordinamento nazionale a favore degli imprenditori agricoli professionali, avrebbe un impatto negativo sul ricambio generazionale”.
Sono stati sollecitati alcuni parlamentari piemontesi, specificatamente gli on. Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e l’on. Chiara Gribaudo, con incarico al mondo giovanile nella Commissione Lavoro, affinché intervenissero con proposte di modifica della norma. Nei giorni scorsi hanno proposto la rimodulazione dell’articolo 26 del decreto-legge, rilevando che esso, con l’aggravare la tassazione sugli atti relativi ai terreni agricoli, è in chiaro contrasto con l’attenzione dimostrata dal Governo per il settore agricolo in relazione all’Imu.