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Le metodologie di “gene editing”, in Europa non risponderanno alla normativa Ogm


Per l’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Michal Bobek, gli organismi ottenuti attraverso le nuove le  nuove metodologie di gene editing, che consentono di modificare il genoma di una cellula senza inserimenti di Dna estraneo, non devono essere sottoposti ai controlli di sicurezza previsti dall’Ue per i “vecchi Ogm”.

L’avvocato generale ritiene che i nuovi metodi debbano essere equiparati alla mutagenesi tradizionale. Non è ancora una sentenza, ma la Corte (prevista entro poche settimane) spesso si limita ad accogliere le conclusioni dell’avvocato generale nel verdetto finale.

L’agricoltura italiana ha un grande bisogno di innovazione genetica. Bisogna produrre di più e meglio, consumando meno suolo e meno acqua, meno fertilizzanti e meno prodotti chimici per la difesa delle piante. Risolvere un’equazione così complessa con tante variabili non è affatto semplice. Ma dalle nuove tecniche possono arrivare risposte importanti per un’innovazione a misura dell’agricoltura Made in Italy.

Dalla fine degli anni ’90 ci sono state almeno due evoluzioni-chiave nella manipolazione del Dna delle piante: l’uso nella trasformazione di geni presi dalla stessa specie o da specie affini (cisgenesi) e la modifica della sequenza del Dna di una pianta senza lasciare materiale estraneo (genome editing)

Si tratta di nuove tecniche di ingegneria genetica che non creano nuovi ogm, ma che ci danno l’opportunità di rendere più rapide, precise e sicure modifiche al genoma, del tipo che l’uomo applica alle piante dalla nascita dell’agricoltura.

Per fare un esempio di che cosa potrebbero significare le nuove tecniche: se avessimo un grano che produce un’ottima granella, ma che si alletta sul terreno perché troppo alto e un altro grano con una granella peggiore, ma a taglia bassa, dopo molti incroci arriveremmo a ottenere naturalmente un grano con la granella più pregiata e la taglia bassa, ma ci vorrebbe un lavoro lungo e dispendioso che diventerebbe ancora più complesso se invece di un tipo di grano dobbiamo isolare la secrezione di un enzima che inibisce l’attacco di un insetto. Risultati che oggi è possibile raggiungere in pochi passaggi di laboratorio tramite le nuove tecniche.

Gli Stati Uniti hanno già dichiarato che le piante ottenute attraverso il genome editing non sono da considerare ogm, ed è già stato redatto un parere dell’EFSA (European Food Safety Authority) nel 2012, su richiesta dell’UE, in cui si conclude che le piante ottenute per cisgenesi non presentano differenze rispetto a quelle costituite attraverso un normale processo di incrocio.

 

(Fonte: Cia Piemonte)