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Latte, la produzione in Italia torna a crescere


La produzione italiana di latte sta aumentando come non accadeva da qualche anno. Un aumento che fa persino temere il superamento della quota nazionale imposta da Bruxelles, con le conseguenti multe. Anche l’Europa non sta a guardare. Gli ultimi dati dicono che nella Ue a 28 la produzione è aumentata del 5,8%. Percentuali che si traducono in circa 9 milioni di tonnellate in più, quasi quanto la produzione italiana di un anno. Stando alle valutazioni di alcuni analisti la fisionomia del mercato non cambierà, almeno per il latte, sino ai primi mesi del prossimo anno.
Questi aumenti produttivi, che avvengono a dispetto dei bassi prezzi sono un tentativo da parte dei produttori di evitare una pericolosa riduzione del fatturato aziendale.
L’eccesso di latte sul mercato sta accentuando la volatilità del prezzo del latte alla stalla. Il crollo dei prezzi interessa più vistosamente quello che in gergo tecnico viene definito il “latte spot” vale a dire quello sfuso, movimentato in cisterna, sia esso crudo che pastorizzato, e commercializzato settimanalmente al di fuori di qualsiasi contratto annuale o di lunga durata, ma da qualche mese è in calo anche il prezzo del latte “contrattualizzato”. Contribuisce ad aggravare la situazione lo stato di sofferenza in cui versano i nostri due grandi formaggi Dop, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Rispetto ad un anno fa i prezzi sono quasi il 14% in meno per il primo e il 10% in meno per il secondo.
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha deciso persino di assegnare direttamente agli allevatori delle quote produttive per latte da destinare alla trasformazione. I produttori hanno singolarmente validato con la propria firma un impegno che è divenuto collettivo e individuale al tempo stesso. In altre parole, il Consorzio ha deciso di attuare al proprio interno un regime delle quote latte su scala ridotta.
In questa ingarbugliata situazione allevatori e industrie tentano, invano, di trovare un punto di mediazione sul prezzo del latte. In Lombardia gli accordi fra Italatte (gruppo Lactalis) e rappresentanze agricole sono scaduti a giugno e anche l’ultimo incontro fra le parti, il 3 novembre, si è concluso con un nulla di fatto. Gli allevatori si sono seduti al tavolo facendo valere il prezzo di 40 centesimi al litro accordato dal gruppo cooperativo Granarolo. E sono intenzionati a non scendere sotto questo livello. Ma Italatte ha detto no e la trattativa ha subìto una brusca e preoccupante interruzione. Un problema, questo del prezzo del latte in Lombardia, che sta assumendo connotati assai più ampi di quelli regionali, essendo questa Regione capofila nella produzione di latte e punto di riferimento per analoghi accordi nelle altre regioni.
Nel 2015 si attende un ulteriore incremento della produzione di latte in Europa. Quasi certamente il “surplus di latte”, che si creerà prevalentemente nell’area nord-occidentale dell’Europa, si riverserà nella zona mediterranea e l’Italia rischia seriamente di essere invasa dal latte estero.
La nuova PAC offrirà una cosiddetta safety net (rete di sicurezza) che prevede, ad esempio, aiuti per l’ammasso privato di burro, latte in polvere, formaggi dop ed igp, nonché una serie di misure speciali da mettere in atto qualora si verifichino circostanze particolari, come l’aiuto all’ammasso privato di altri prodotti e restituzioni all’esportazione. Ma non bisogna aspettarsi troppo dall’Europa perché gli Stati membri hanno interessi divergenti e la politica europea dovrà tener conto delle esigenze dei vari Stati.
A fronte di tale situazione, la Cia ritiene necessario richiamare l’attenzione delle Istituzioni sulla grave situazione che mette a rischio la sopravvivenza stessa di numerosi allevamenti. E’ urgente l’apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale per discutere dei problemi del comparto ed individuare le possibili soluzioni. Richiesta già dall’assessore lombardo all’Agricoltura, Gianni Fava, ha chiesto l’intervento del ministro Maurizio Martina.