Sezioni


Latte, il prezzo finale beffa gli allevatori


Le quote latte sono al capolinea, ma il settore è in crisi e non dispone di strumenti per un atterraggio soft. Il latte piemontese oggi non riesce a spuntare più di 35 centesimi al litro, un prezzo che non copre i costi di produzione, mentre i “big player” del mercato, grande distribuzione organizzata e trasformatori, conservano intatti i propri margini di guadagno. Nel passaggio dalla stalla allo scaffale il prezzo del latte sale da 35 centesimi a 1,5 euro per un litro di alta qualità.
Esaminando l’andamento storico relativo ai prezzi alla stalla e al consumo in Piemonte, emerge che nel 1976 il latte era pagato 165 lire al litro, mentre il prodotto fresco pastorizzato al consumo costava 260 lire: il prezzo della materia prima incideva dunque per il 63,46%.
Nel 1997, il latte alla stalla era pagato circa 700 lire al litro, mentre il prezzo del prodotto fresco pastorizzato al consumo era passato a 2.000 lire al litro: il prezzo della materia prima incideva per il 35%. Oggi la materia prima incide per circa il 21%.
“I produttori prestano un’attenzione sempre maggiore al miglioramento della qualità, alla sanità degli allevamenti e al benessere animale – afferma Lodovico Actis Perinetto, presidente regionale della CIA – ma cio’ fa lievitare i costi di produzione, mentre i prezzi di vendita sono in continua diminuzione. Per questo chiediamo al governo di svolgere la sua funzione di garante del mercato, impedendo la formazione di posizioni dominanti, di potenziare i controlli sull’origine e la qualità delle produzioni, ma anche di controllare il rispetto delle normative in materia di contratti di filiera ai fini dell’utilizzo dei fondi comunitari”.
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha ricordato che il governo sta attivando alcune iniziative e ha convocato per l’11 febbraio un tavolo di filiera. Il ministro ha anche lanciato un appello all’industria perché “batta un colpo e faccia uno sforzo: riconoscere che in Italia i costi di produzione sono più alti”.
Agli appelli pero’ non seguono, purtroppo, i fatti.