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Latte, il Piemonte verso il marchio


Il mondo del latte sta attraversando un momento di profondo malessere. Industriali e produttori firmano intese, che dovrebbero garantire ai produttori un minimo di certezze per il futuro, ma subito dopo iniziano i distinguo da parte di non pochi caseifici che adducono la ragioni più varie per non adeguarsi.
Il rischio è che il crollo del prezzo del latte, giunto a livelli tali da non poter coprire i costi di produzione, porti all’esasperazione gli allevatori. Ci sono tutte le premesse perché con l’avvio della nuova campagna, il 1° aprile prossimo, le tensioni si riaccendano. A ciò si aggiunge che tutte le misure fin qui adottate dall’Ue sono risultate insufficienti a risolvere una crisi di estrema gravità, che non é solo italiana, ma coinvolge anche tutti gli allevatori europei.

La pesantezza della crisi ha già indotto gli allevatori d’Oltralpe a tornare sulle barricate: in diverse città, soprattutto dell’ovest e del sud della Francia, i trattori hanno di nuovo bloccato le arterie principali del traffico e gruppi di allevatori hanno istituito presidi con striscioni e bandiere davanti a ipermercati, macelli e prefetture.

La Regione Piemonte intende istituire un marchio informativo che “individua e rende evidenti quei prodotti che usano il latte munto con le nostre vacche, siano essi formaggi Dop o altre produzioni dei caseifici”, per cercare di far riconoscere al latte made in Piemonte un prezzo superiore a quello attualmente pagato agli allevatori.

L’iniziativa della Regione è lodevole. La direzione é quella giusta. Tutti i prodotti caseari immessi sul mercato dovrebbero avere un’etichettatura chiara, sulla quale siano specificate le materie prime utilizzate e la loro provenienza, ma difficilmente riuscirà ad invertire il corso degli eventi. In questi giorni stanno giungendo ai produttori lettere di disdetta dei contratti di fornitura del latte ed in alcuni casi di cessazione definitiva del rapporto, che potrebbero portare ad una destabilizzazione del sistema produttivo. A pagarne le conseguenze, in un contesto di mercato sempre più aperto e competitivo, saranno le aziende più fragili, soprattutto quelle che operano nelle zone svantaggiate e di montagna. Rischia di venir meno un importante presidio ambientale per il territorio.

La Cia del Piemonte si adopererà, non escludendo azioni di lotta, perchè sia garantito un prezzo del latte almeno remunerativo dei costi di produzione. In gioco c’è la sopravvivenza delle aziende e il destino economico di migliaia di lavoratori e di famiglie. Se il prezzo rimane troppo basso ancora a lungo, il Piemonte rischia di perdere molte stalle e gran parte della produzione di latte.

Gabriele Carenini, vice presidente Cia Piemonte