Sezioni


Latte, cosa si aspetta a riaprire la trattativa?


“È arrivato il momento di riaprire la trattativa sul prezzo del latte e nelle prossime settimane confidiamo di riunirci con la parte industriale, con cui siamo pronti a ricercare un’intesa che soddisfi entrambe le parti. Chiediamo un prezzo giusto che consenta una remuneratività dei fattori di produzione e non legato in buona parte alla “benevolenza” dei singoli acquirenti. In tutto questo riscontriamo, inoltre, il fallimento del prezzo indicizzato. Il sistema è ben fatto, su questo nessuno ha dubbi, ma non viene rispettato”.
Così Giampiero Degiovanni, presidente della sezione Lattiero casearia di Confagricoltura Cuneo, riporta l’attenzione sull’annosa questione del mancato accordo in Piemonte tra parte agricola e industriale.
“Il prezzo del latte italiano alla stalla ha raggiunto a settembre il massimo storico dei 51,3 centesimi al litro, superando la soglia psicologica dei 50 centesimi – aggiunge Degiovanni -. Il prezzo attuato in Piemonte non solo non è conforme alle condizioni del mercato, ma non copre neppure i costi di produzione”.
Per questo motivo l’associazione produttori latte Piemonte presieduta da Tommaso Visca, vicepresidente di Confagricoltura Torino, insieme a Confagricoltura e ai rappresentanti di altre associazioni agricole, nelle scorse settimane ha incontrato l’assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto per esaminare la possibilità di estendere, anche al Piemonte, l’accordo sul prezzo siglato in Lombardia, pari a 42 centesimi. “Ci siamo incontrati tenendo ben presente un dato: in questo momento il latte viene pagato poco rispetto al valore reale. Nessuno oggi può negare che il mercato del latte non sia in evoluzione”.
Indissolubilmente legata al prezzo del latte è anche un’altra voce di costo che incide, e in modo pesante, sui bilanci delle aziende: si tratta del prezzo dei foraggi, saliti alle stelle. “Ovviamente le quotazioni del latte sono legate a un valore di mercato generale. Però bisogna tener presente che se in un determinato territorio conviene di più produrre cereali, le aziende si muovono verso quella direzione. Il latte va pagato in modo dignitoso altrimenti si corre il rischio di veder chiudere le stalle – conclude Visca -. Rispetto all’anno scorso c’è una produzione di latte inferiore del 4%. Confidiamo che gli industriali tengano presente anche questo dato”.