L’Asti spumante diventa… amaro!
Nel 1976 quando inventai “Gli Amici del Moscato” (oggi CTM) per far conoscere il Moscato d’Asti (allora era praticamente sconosciuto) mai avrei pensato che dopo 40 anni sarebbe stato proprio il Moscato d’Asti a fare da stampella all’Asti spumante, anzi all’Asti spumante tipo secco.
Leggo infatti nell’accordo 2016 che chi acquista l’uva per produrre Moscato d’Asti (95 q.li per ettaro) sui 17 q.li (95-78) dovrà fare al contadino una trattenuta di 77 euro al q.le (1309 euro ad ettaro) per finanziare la pubblicità “anche sulla nuova versione ”Asti secco”.
Io non so chi è il padre di quest’idea ma deve essere un genio. E’ come se i pecorai della Sardegna pagassero la pubblicità per i capi di lana delle industrie tessili. Avrei capito se queste trattenute fossero servite per la promozione del Moscato d’Asti o per lanciare il Moscato d’Asti Spumante che non esiste ancora, ma proprio l’Asti secco no.
Mi hanno però garantito che l’Asti Spumante “amaro” avrà successo, lo stanno provando sui contadini riducendo le rese a 78 q.li per ettaro eppure nessuno protesta. Con oltre 2000 euro per ettaro in meno della passata vendemmia vuol dire che l’Asti “amaro” piace.
Giovanni Bosco
presidente CTM (Coordinamento Terre del Moscato)