Sezioni


L’annata agraria 2012 vista da Confagricoltura


L’annata agraria terminata l’11 novembre scorso, giorno di San Martino, può essere giudicata sostanzialmente buona in termini qualitativi, con alcune produzioni quantitativamente ridotte a causa degli eventi atmosferici che ne hanno compromesso i raccolti.
Il riferimento è alle gelate tardo-invernali, ai nubifragi estivi e alle grandinate che hanno colpito a macchia di leopardo diverse zone del Piemonte, nonché alla generale siccità estiva che ha fortemente influito sulle rese. Per quanto riguarda l’aspetto economico, hanno pesato sul settore costi di produzione sempre più elevati, che hanno ridotto ulteriormente il margine di guadagno.
Nel comparto zootecnico, i prezzi dei bovini da carne sono rimasti pressoché invariati rispetto all’anno precedente, sostanzialmente a livello di dieci anni fa. Nel periodo estivo si è verificato poi un aumento del prezzo dei vitelli da ristallo importati dalla Francia, con conseguenti ulteriori difficoltà per i nostri allevatori.
Sempre a partire dall’estate, i prezzi dei suini sono invece andati in tensione per i capi pesanti, con sollievo per gli allevatori. Preoccupazione deriva, invece, dalla nuova normativa sul benessere animale, che entrerà in vigore a gennaio 2013 e che comporterà nuovi onerosi investimenti.
I produttori di latte sono stati fortemente penalizzati dalla mancanza di un accordo tra industriali e agricoltori sul prezzo alla stalla e ancora attualmente il latte viene pagato circa il 10-20 per cento in meno rispetto alla passata annata agraria. Sul versante politico e normativo si sono succeduti vari provvedimenti che hanno fortemente appesantito la pressione fiscale sul settore agricolo: l’aumento delle rendite fondiarie, con rivalutazione degli estimi catastali fino al 40 per cento; l’introduzione dell’Imu, con la tassazione dei fabbricati rurali ad uso abitativo e strumentale, con un incremento fino al 400 per cento del prelievo; l’aumento delle aliquote Iva, che ha contribuito a deprimere i consumi alimentari, già ridotti a causa della crisi. A ciò si sono aggiunte ulteriori penalizzazioni a causa delle varie restrizioni di carattere ambientale, relative alle emissioni in atmosfera, all’uso dell’acqua per scopi irrigui, all’applicazione della normativa sul benessere animale.