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“L’algoritmo del latte? Era una… bufala!”


La bufala secondo cui le multe per le quote latte sono state gonfiate a causa di un algoritmo é stata definitivamente smontata. Il procedimento avviato nei confronti di Agea è stato archiviato per manifesta infondatezza della notizia di reato.
La quantità di latte prodotta dagli allevatori e quindi i calcoli di fine periodo per i prelievi supplementari, che hanno dato origine alle sanzioni, sono stati realizzati esclusivamente con le produzioni di latte dichiarate al Sian dai primi acquirenti e in nessun caso sono stati presi in considerazione i dati della Banca dati dell’Istituto zooprofilattico di Teramo. Quest’ultimo ha modificato il parametro dell’algoritmo da 120 mesi a 999 mesi esclusivamente per funzioni di comparazione, verifica e controllo del patrimonio bovino nazionale. I dati dell’Izs di Teramo non sono stati in alcun modo oggetto di comunicazione alla Unione europea.
Quindi non c’è stato alcun fittizio aumento di produzione. Gli allevatori sanzionati devono pagare le multe all’Unione europea.
Tutto è nato dalle indagini svolte nel 2010 dal comando dei carabinieri delle Politiche agricole che ipotizzava condotte penalmente rilevanti a carico dei funzionari Agea, in particolare i reati di falso e corruzione, sulla scorta di una ricostruzione che metteva in dubbio la legittimità dell’operato dell’Agea e che, secondo quanto riportato nell’informativa, aveva comportato danni agli allevatori e allo Stato italiano.
Bastava pero’ conoscere un minimo come funziona il regime delle quote latte e come si applicano le sanzioni per capire che i Carabinieri avevano preso una cantonata. E la Cia del Piemonte lo aveva subito fatto presente.
Ora finalmente è stata messa la parola fine ad una vicenda grottesca, su cui hanno ritenuto di dover dire la loro anche molti personaggi che non distinguono un algoritmo da un paracarro e non hanno la minima conoscenza del modo in cui si costruiscono i modelli matematici di algoritmo.

(Fonte: Cia Piemonte)