L’agricoltura paga un milione di lavoratori
di cui 35.538 “colletti bianchi” (impiegati, quadri e dirigenti), 117.000 operai a tempo
indeterminato e 935.000 operai a tempo determinato. Se si considera anche l’indotto,
gli operatori dell’agroalimentare rappresentano il 13% della forza lavoro del nostro Paese
Dall’analisi dei dati italiani riferiti al 2011 si desume che il numero di lavoratori dipendenti occupati nel settore agricolo ammonta a circa 1.090.000 unità; di questi 35.538 sono “colletti bianchi”: impiegati, quadri e dirigenti, 117.000 sono operai a tempo indeterminato e 935.000 sono operai a tempo determinato, perlopiù stagionali.
Nell’ambito della categoria degli operai a tempo determinato, un numero rilevante – pari a circa 530.000 unità – svolge un numero di giornate annue piuttosto consistente, da 101 a 312 e rappresenta la parte più strutturale e qualificata dell’occupazione agricola. Le giornate di lavoro denunciate all’INPS superano i 100 milioni.
“Si tratta – commenta Confagricoltura – di numeri rilevanti, sia in termini assoluti, sia in relazione ai livelli occupazionali degli altri settori produttivi, considerando che tutti i lavoratori dipendenti iscritti all’INPS sono circa 14,5 milioni di unità”.
Se si considera anche l’indotto, il numero degli operatori del sistema agroalimentare rappresenta, secondo uno studio Nomisma, il 13% circa della forza lavoro del nostro Paese.
E se nell’indotto inserissimo anche tutte le strutture di assistenza e rappresentanza legate al mondo agricolo il numero diventerebbe davvero enorme, basti pensare all’esempio cuneese dove la locale Coldiretti (e società di servizi varie collegate) ha a libro paga qualche centinaio di dipendenti, risultando fra le prime “imprese” del territorio in quanto a numero di dipendenti.
Le aziende assuntrici di manodopera agricola e segnatamente di operai sono – secondo i dati INPS – poco meno di 200.000; di queste, le imprese diretto-coltivatrici che utilizzano, oltre all’apporto della manodopera familiare, anche salariati sono circa 68.000.
Fra i datori di lavoro crescono sensibilmente le società di capitali e di persone (+ 5%), che occupano quasi i due terzi dei lavoratori agricoli.
Altro aspetto degno di nota è che l’occupazione risulta concentrata in un numero relativamente contenuto di imprese. Basti pensare che le prime 500 aziende agricole per limite dimensionale occupano circa un quarto dei lavoratori agricoli e le prime 1000 circa un terzo. Si tratta di imprese condotte, nella maggior parte dei casi, in forma societaria.
Numeri che dimostrano la fondatezza della reiterata denuncia di Confagricoltura rispetto all’assenza della rappresentanza agricola dal tavolo di confronto fra Governo e parti sociali sulla riforma del lavoro voluta dalla Ministra Fornero, nonché l’opposizione della stessa Organizzazione agricola alla modifica della norma riferita alle società di capitali in agricoltura.