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La Tasi è una giungla altro che semplificazione!


La Confagricoltura di Cuneo torna ancora una volta a denunciare la complessità del sistema fiscale italiano che rallenta la crescita obbligando i contribuenti a dedicare tempo prezioso per adempiere a provvedimenti che poco hanno a che vedere con la semplificazione fiscale voluta dal Governo.
Il riferimento è alla prima rata della Tasi, la Tassa sui Servizi Indivisibili, la nuova imposta comunale istituita dalla Legge di Stabilità 2014 la cui prima rata scadeva lo scorso 16 ottobre. Gli uffici dell’associazione, infatti, hanno sottolineato come coloro che si sono presentati ai propri sportelli e ai Caf Confagricoltura per pagare l’imposta hanno versato cifre nell’ordine di pochi euro, per lo più sotto i dieci, a fronte di calcoli complessi imposti da un sistema che ha portato in molti casi a provocare errori nei pagamenti.
“Occorre considerare l’elevato costo in termini burocratici e di tempo sottratto alle operazioni in azienda che tale adempimento ha prodotto a carico degli imprenditori, in molti casi tale importo è superiore all’entità del tributo stesso – dichiara il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio -. Si resta perplessi di fronte ad un sistema che continua a non tenere in considerazione gli interessi dei cittadini e, quindi anche delle aziende. Il sistema di pagamento della Tasi, previsto in autoliquidazione, non ha per nulla
funzionato bene”.
Ogni contribuente è stato, infatti, chiamato a pagare, ma la possibilità di poter imporre aliquote diverse e detrazioni varie, ha finito per mandare in tilt il sistema di pagamento stesso. Se è vero che i terreni agricoli erano esenti da Tasi, ovunque situati, e che i
fabbricati rurali strumentali non potevano avere un’imposizione superiore allo 0,1%, è altrettanto vero che le varie detrazioni e agevolazioni previste da Comune a Comune hanno provocato seri problemi agli imprenditori agricoli (si calcolano almeno 100 mila combinazioni diverse). Un esempio? La differenza tra inquilini e comodatari di un alloggio, sulla base della diversa ripartizione della tassa, ha costretto gli stessi a calcolarsi o farsi calcolare un’imposta che il più delle volte non è arrivata alla cifra di 10 euro. Non solo.
Alcuni Comuni virtuosi, che hanno direttamente inviato ai cittadini i moduli F24 di pagamento dell’imposta già compilati in prossimità della scadenza, non hanno però tenuto conto di coloro che avevano provveduto in autoliquidazione al versamento, col risultato che nella confusione delle sigle di imposta (TASI/TARI), molti hanno versato l’acconto da loro calcolato più l’acconto e saldo inviato dal Comune tramite F24. “La giungla di aliquote, detrazioni, esenzioni, nonché differenti rate di versamento di imposta – ha aggiunto Roberto Abellonio – hanno causato un generale clima di confusione nei sistemi di pagamento in cui, come sempre, sono stati i contribuenti a farne le spese”.