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La nuova Apa regionale parla cuneese


Con il 2014 decolla il nuovo assetto su base regionale del mondo allevatoriale. Dopo un 2013 di transizione, il processo di regionalizzazione si è perfezionato. Come è noto, il ridisegno dell’organizzazione è avvenuto su impulso dell’Aia, l’associazione nazionale allevatori, che ha recepito le indicazioni in materia di spending review del ministero dell’Agricoltura.
“Ora abbiamo un sistema più efficiente a livello amministrativo e gestionale – afferma Roberto Chialva, presidente dell’Arap, l’associazione degli allevatori piemontesi – con il vantaggio di assicurare tutti i servizi e i controlli con una riduzione dei costi”.
Rimane comunque centrale nel sistema il ruolo dell’Apa provinciale, l’associazione con il più alto numero di iscritti e il maggior peso zootecnico. Nel gioco di squadra regionale l’associazione cuneese continuerà ad essere il perno operativo per tutta una serie di attività.
L’attuale ridisegno è soltanto l’ultimo atto di un lungo corso di eventi che affonda le sue radici a inizio Novecento. Spiega il dottor Bartolomeo Bovetti, direttore dell’Apa e appassionato studioso del settore: “Allora i Comizi Agrari, istituzioni create dopo l’Unità nazionale per dare sostegno all’agricoltura e diffondere l’innovazione tecnica nelle campagne, gestivano le stazioni di monta e diedero vita ai primi nuclei di selezione, puntando ovviamente sulla razza più diffusa, la Piemontese”.
In quel tempo furono organizzati i primi concorsi zootecnici con lo scopo di individuare i migliori riproduttori da inserire nei piani di miglioramento, in questo contesto assume un significato particolare il concorso organizzato a Cuneo dal locale Comizio agrario nel 1909 alla presenza del primo ministro Giovanni Giolitti di cui esiste una rara documentazione fotografica.
Il compito poi trasferito agli Ispettorati agrari fino al Dopoguerra, quando negli anni ‘50 nascono le Associazioni degli allevatori, con l’entrata in vigore della famosa legge 126 che affida al ministero dell’Agricoltura la delega per il miglioramento genetico. Grande passo avanti e grande potere al nuovo sistema, che assume il controllo diretto dei tori riproduttori. Ma in via burocratica il certificato di abilitazione è rilasciato dalla Camera di commercio. I nuclei di selezione sono troppo pochi, si ha l’impressione di una persistente vocazione elitaria del comparto. Così, dopo varie traversie politico-sindacali, il sistema allevatoriale si apre e si espande, con la fioritura dei nuclei di selezione da 50 a 100 a 150.
“Abbiamo cambiato volto in sintonia con lo sviluppo del mondo agricolo – sottolinea il dottor Bovetti – rimanendo sempre fedeli alla nostra missione originale, legata alla purezza delle razze, alla loro tutela e valorizzazione, nonché al miglioramento della carne e del latte. Se rispetto a qualche decennio fa la produzione italiana è triplicata, possiamo dire che il sistema allevatoriale ha fatto la sua parte, al servizio dei produttori e anche dei consumatori”.