La manodopera agricola in Polonia costa il 60 per cento in meno rispetto all’Italia, penalizzata l’ortofrutta nazionale
“L’assenza di adeguati protocolli di intesa con diversi stati esteri rappresenta inevitabilmente un grandissimo ostacolo all’esportazione dei nostri prodotti ortofrutticoli. Essendo forti esportatori nel comparto ortofrutta è di vitale importanza migliorare le nostre performance a livello internazionale. L’Unione Europea si occupa degli accordi in entrata, mentre per quelli in uscita lascia che a stipularli siano i singoli stati, naturalmente in competizione tra loro. Su questo fronte l’Italia fatica a stipulare gli accordi necessari come fanno invece altri Paesi; chiediamo dunque che si velocizzino le pratiche in tal senso”.
E’ il messaggio di Claudio Sacchetto, presidente della sezione Ortofrutta della Confagricoltura di Cuneo riunitasi negli scorsi giorni presso gli uffici di Saluzzo. Molti gli argomenti all’ordine del giorno durante l’incontro: a partire dall’evoluzione delle superfici a frutteto in Piemonte e in provincia di Cuneo, per passare all’analisi del costo del lavoro, fino all’aggiornamento sulle problematiche Nergi e all’andamento dei prezzi e delle liquidazioni del 2018 e il bando del Psr per le reti antigrandine recentemente aperto dalla Regione.
Un importante dato emerso dai lavori saluzzesi è quello relativo al costo del lavoro, che varia anche di molto nei diversi stati europei. Questo mette inequivocabilmente in luce come regni un’evidente disparità di condizioni tra stato e stato, che penalizza fortemente nazioni come l’Italia, che hanno i costi più alti. Se in Italia il costo del lavoro è più basso rispetto ai Paesi del nord Europa e alla Francia, non altrettanto si può dire dal confronto con altri Paesi del Vecchio Continente: in Spagna, infatti, la manodopera costa il 20% in meno, in Portogallo il 40% ed in Polonia addirittura il 60% in meno: “Questo è un aspetto da affrontare con assoluta urgenza nelle sedi nazionali, intervenendo sulla riduzione del cuneo fiscale attraverso l’abbattimento degli oneri contributivi sul costo del lavoro” dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo.
“E’ necessario tutelare maggiormente i prodotti agricoli cuneesi e italiani – aggiunge infine Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo –. A tale proposito, il comparto agricolo, quello industriale e la parte commerciale devono fare fronte comune attuando strategie sinergiche che favoriscano, prima di ogni altra cosa, la commercializzazione e la vendita di ciò che viene prodotto in Italia. Parallelamente servono campagne di informazione rivolte direttamente ai consumatori. Le nostre aziende devono essere tutelate con politiche che ne salvaguardino la dignità, il lavoro e il reddito”.
A livello di contesto, i dati regionali evidenziano un leggero aumento (+4,69%) nelle superfici a frutta nel 2018 rispetto al 2015, con il kiwi che nonostante sia stato colpito pesantemente gli scorsi anni dalla Batteriosi e dalla moria fa registrare una sostanziale tenuta in ettari coltivati e produzione. Nella nostra provincia, che detiene di gran lunga il primato di area frutticola del Piemonte con oltre l’80% degli ettari frutticoli dell’intera regione, negli ultimi quattro anni ha guadagnato parecchi ettari (un migliaio circa) la coltivazione del melo, attestatasi nel 2018 a quota 5.258 ettari, quasi completamente a scapito di pesche e nettarine, in evidente calo rispettivamente di 535 e 142 ettari. Interessi in crescita per il pero e il castagno, mentre un vero e proprio boom ha riguardato gli impianti di nocciole passati in “Granda” da 12.000 a circa 15.000 ettari, tra il 2015 e il 2018.