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La filiera in Piemonte vale 100 milioni di euro


Il rapporto Istat 2013 sull’occupazione in Piemonte mette in evidenza una situazione drammatica rispetto al 2012. Rispetto ai 187 mila disoccupati del 2012, c’è stato un aumento di 26 mila unità con una percentuale che passa dal 9,2 del 2012 al 10,6% del 2013.
La situazione più drammatica la si registra sul fronte della disoccupazione giovanile: non lavora il 40,2% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni, con una crescita dal 2007 del 230%.
L’incremento di disoccupazione è avvertito soprattutto nelle province post – fordiste per eccellenza come Torino. Qui l’aumento dei disoccupati è stato dell’1,6%. Ma è fortemente critica la situazione nelle province di Novara e di Asti con un incremento di chi è alla ricerca di un lavoro, tra il 2012 e il 2013, del 2,1%, ad Alessandria l’aumento dei disoccupati è pari all’1,5%. Più contenuti i valori su Vercelli con lo 0,9%, su Verbania con lo 0,4% su Biella con lo 0,6% e su Cuneo con lo 0,8%.
“Siamo tutti consapevoli che il rapporto Istat 2013 delinei una situazione di gravità eccezionale, – così commenta Antonio De Concilio direttore di Coldiretti Piemonte – ora urge passare dall’analisi ad atti concreti sia da parte della politica, che delle imprese. Servono azioni di sistema che mettano in rete le produzioni piemontesi, ma soprattutto occorre una politica che dia prospettive ai giovani. La nostra organizzazione ha individuato nel brand Made in Italy il valore aggiunto da dare al settore agroalimentare. In Piemonte, abbiamo operato per la stipula di contratti di filiera, che hanno raggiunto gli oltre cento milioni di fatturato. Questo conferma che la riconversione industriale sull’agroalimentare è possibile e potrebbe garantire redditi ed occupazione. Registriamo un aumento dei giovani iscritti alle Scuole agrarie ed alle Facoltà tecniche. Professionalità che nell’agroalimentare potrebbero trovare uno sbocco reale”.
Aggiunge Roberto Cabiale, vice presidente di Coldiretti Piemonte: “A fronte di una sostanziale tenuta dei consumi agroalimentari interni, registriamo un netto miglioramento dell’export agroalimentare. Purtroppo, dobbiamo registrare come alcune nostre richieste sull’obbligo di indicare l’origine e la tracciabilità anche sul confezionato, sia rallentata da una politica europea ostaggio delle grandi multinazionali, che in questi anni hanno fatto incetta di marchi italiani e anche piemontesi, rischiando di inquinare la serietà e l’immagine di marchi storici, che sono stati ambasciatori della piemontesità e dell’italianità nel mondo. Teniamo alta l’attenzione e cerchiamo con tutti un dialogo costruttivo nell’interesse complessivo dell’economia e del territorio”.

GLI ACCORDI DI FILIERA IN PIEMONTE
Il polverizzatore di Inalpi-Ferrero, la costituzione della cooperativa Compral Latte, l’adozione del prezzo indicizzato del latte vede oggi 320 imprese agricole coinvolte per una produzione di 1,3 milioni di quintali di latte all’anno. L’accordo di filiera per la nocciola del Piemonte IGP stipulato dalla cooperativa Corilanga e dalla cooperativa San Giorgio con Sebaste, Pernigotti e Novi vede la lavorazione industriale di 3.300 quintali di prodotto all’anno. Il contratto di filiera tra la cooperativa orto Piemonte con la Saclà e la Galfrè antipasti d’Italia vede la lavorazione di diecimila quintali di ortaggi all’anno provenienti da Alessandria, Torino, Asti e Cuneo.
Nel settore del vino l’accordo con la Diageo vede protagoniste sei cantine sociali e trentadue aziende vitivinicole per 4000 ettolitri di vino. Nel campo dei cereali, con il coordinamento del Consorzio Agrario vengono conferiti alla Barilla, alla distilleria Sacchetto e al molino Gabutti ben 200.000 quintali di prodotto ogni anno. Inoltre è in essere un contratto di filiera per la fornitura di grano biologico con il Molino Sobrino, il Mulino Marino per una produzione di 1000 quintali di prodotto all’anno. Con la Barilla il Consorzio Agrario ha sviluppato anche un accordo di fornitura di 1500 quintali di prodotto. Sono 130.000 quintali di sorgo da granella che annualmente vengono avviati ai Biodigestori in sostituzione dell’insilato di mais. Con la cooperativa Fagiolcoop è in essere un accordo di filiera con Montello che condiziona i fagioli in sacchetti e scatole ed è stato stipulato un accordo con il gruppo Dimar. Nel settore risicolo è stata concretizzata la F.I.R. (Filiera italiana Riso) che partecipa alla filiera agricola italiana s.p.a. per valorizzare il prodotto nazionale. Per la carne bovina sono in corso progetti di valorizzazione della razza piemontese con Coalvi e Fai per la produzione di hamburger nei Mcdonald’s italiani, si sta realizzando attraverso la cooperativa Lolacoop la valorizzazione delle vacche frisone a fine carriera mentre è in fase di definizione una collaborazione con Coop Italia per la fornitura di carni fresche. 120 quintali all’anno di polline commercializzato dalla cooperativa Piemonte miele subiscono il processo di deumidificazione a freddo. Questo vale anche per la frutta con la cooperativa Albifrutta e l’azienda agricola di Giuliano Fina. Interessanti anche gli accordi della cooperativa Agrisviluppo per la fornitura di frutta, carni e formaggi locali con le mense scolastiche, gli ospedali e la catena di supermercati Presto Fresco dove il fatturato annuo ha superato i tre milioni di euro.
Sul fronte dell’acquisto dei mezzi tecnici è stata costituita la società cooperativa “Amica” che si occupa dell’acquisto di bottiglie di vetro per vino, succhi di frutta, latte, dell’acquisto di vasi e barattoli per conserve alimentari miele e yogurth nonché capsule per barattoli, sementi.
Vengono effettuati anche acquisti collettivi per la sicurezza degli operatori agricoli nonché le trappole cromotropiche e diffusori per la lotta biologica.
In sintesi il progetto economico di Coldiretti Piemonte vale oltre 100.000 milioni di euro e coinvolge oltre mille imprese agricole private e cooperative. Altri progetti sono in cantiere come la fornitura di succhi per l’industria di trasformazione; nel suinicolo vi è un progetto sul suino medio leggero.