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La crisi del mais, vittima dell’indifferenza generale: servono investimenti per evitare il tracollo


La settimana scorsa a Bergamo si sono svolti quelli che potremmo considerare gli stati generali della maidicoltura, a cura del CREA, Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, con la collaborazione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. Oggetto dell’incontro, le possibili soluzioni per invertire la tendenza al calo produttivo del mais italiano che dura da una decina di anni, con il conseguente e continuo aumento delle importazioni dall’estero per soddisfare il nostro fabbisogno.

Nel 2001 eravamo autosufficienti. Poi è cominciata una fase di lento declino. Nel 2004 abbiamo importato il 10% del mais di cui avevamo bisogno, diventato poi il 20% nel 2009, il 30% nel 2012. Ora siamo al 50%.

Il CREA ha promosso un progetto “rete di qualità cereali” che si propone di risolvere diverse problematiche legate alla coltivazione del mais, dagli stress biotici (parassiti per esempio) e abiotici (siccità), alla scelta varietale, alla valorizzazione della qualità, alla fruibilità dei risultati della ricerca e sperimentazione a favore della filiera.

“C’è da dire – evidenzia Ivan Nardone, responsabile Cia per le grandi colture – che la situazione del mais in Italia è grave da tempo, una condizione creatasi nell’indifferenza generale. Ora siamo in una fase dove sono indispensabili investimenti pubblici e privati nella ricerca per evitare un irrimediabile tracollo produttivo nei prossimi anni”.

“E’ urgente varare un piano di settore – commenta il vice Presidente regionale della Cia, Gabriele Carenini -che ridia motivazioni ai nostri produttori di mais, mettendo loro a disposizione gli strumenti necessari a recuperare il forte gap di competitività che si è accumulato in venti anni a causa soprattutto del blocco alla ricerca in campo e della rinuncia all’innovazione. Le rese di produzione per unità di superficie coltivata sono ferme ai livelli di venti anni fa, mentre nel resto del mondo sono in crescita costante”.

 

(Fonte: Cia Piemonte)