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La classifica dell’avanzamento della spesa del Psr, quali sono le Regioni che rischiano di dover restituire i soldi all’Ue


La Rete Rurale Nazionale ha pubblicato i dati relativi all’avanzamento della spesa dei Programmi di Sviluppo Rurale. Alla data del 31 dicembre 2017 la spesa pubblica programmata ed effettivamente sostenuta dal Piemonte faceva segnare un grado di avanzamento del 13,03%. La media nazionale è al 13,40%. Ci sono regioni decisamente indietro: la Liguria è ferma al 3,98%, il Friuli Venezia Giulia al 4,25% l’Abruzzo e la Campania sono attorno al 6%. Meglio di noi fanno la Lombardia, al 14,61%, l’Emilia-Romagna al 15,91%, la Sicilia al 16,22%, la Sardegna al 18,35% e la Calabria al 18,45%. Nelle migliori posizioni troviamo Trento con il 21,66% di avanzamento della spesa, il Veneto con il 29,21%, e, in testa, Bolzano con il 39,14%. I dati sono questi e non si discutono: bisogna soltanto prenderne atto e agire di conseguenza.

Entrando nel dettaglio dello stato di avanzamento per le singole provvidenze rileviamo come la Misura 15 sia quella che ha quasi speso tutte le risorse a disposizione, con circa 639.000 euro su 650.000. Bene anche la misura relativa al prepensionamento, con 368.000 euro spesi su 600.000. Buona capacità di spesa per la Misura 13 relativa all’indennità per le zone soggette a vincoli naturali o specifici, che segna l’avanzamento del 48,4% e per quella relativa all’agricoltura biologica, al 42,71%. Seguono i pagamenti agroambientali (Misura 10 del PSR) con circa il 30%, vale a dire quasi 78 milioni su 263 disponibili. Le maggiori criticità si registrano sulla Misure 4, relativa agli investimenti in immobilizzazioni aziendali (i piani di miglioramento aziendale) che fanno segnare un avanzamento della spesa pari all’1,82% del totale. Male anche la Misura 7 – Servizi base e rinnovamento villaggi in zone rurali – dove praticamente non si è speso quasi nulla, la Misura 12 relativa all’indennità Natura 2000. Per quanto riguarda la Misura 5, relativa al ripristino del potenziale produttivo agricolo a causa di calamità naturali, si è speso meno dell’1%.

“Nonostante le performance non propriamente brillanti – osserva Confagricoltura -, il rischio disimpegno, ovvero la possibilità di dover restituire delle risorse a Bruxelles, è per il momento ancora abbastanza basso e ci colloca al 4,20%. Bolzano, Trento, Umbria, Veneto, Sardegna e Calabria non corrono il rischio disimpegno, mentre a livello nazionale la percentuale è del 5,02%.

Il fatto di trovarci nella media nazionale, sia per quanto riguarda la percentuale di avanzamento, sia per quanto riguarda il rischio disimpegno, non significa che le cose stiano andando bene. Vuol dire soltanto che siamo in media, ovvero che c’è un vasto gruppo di regioni che non riesce a svolge bene il proprio ruolo”.

“È necessario perciò intervenire con urgenza, adottando i provvedimenti che Confagricoltura suggerisce da tempo: bisogna effettuare un check-up delle attività impostate, verificare per quale motivo non si riescono a erogare le risorse, rivedere il meccanismo dei bandi, delle istruttorie e dei collaudi, semplificare la macchina amministrativa, mettere a punto il sistema informatico e riallocare le risorse verso destinazioni più appetibili. È un lavoro che si poteva e si doveva fare già molti mesi fa. Il 4 novembre 2016, con la manifestazione sotto l’assessorato all’agricoltura in corso Stati Uniti a Torino, gli agricoltori piemontesi aderenti a Confagricoltura resero palese il loro dissenso nei confronti della politica regionale, avanzando una serie di proposte in larga parte ancora inascoltate. Il fatto di aver previsto una situazione amara non ci vede soddisfatti. Alla Regione Piemonte chiediamo, come allora, di prendere provvedimenti immediati, per evitare di dover restituire a Bruxelles risorse preziose per lo sviluppo del nostro territorio”.

 

(Fonte: Confagricoltura)