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La campagna non è più il mondo dei vinti


In Alta Langa, su quattro aziende che nei prossimi cinque anni chiuderanno per raggiunti limiti di età dei titolari, soltanto una sarà rimpiazzata grazie al subentro di nuove generazioni.
E’ il dato strategico emerso domenica 12 gennaio nel convegno “Da terra marginale a terra originale”, organizzato alle Surìe di Clavesana dall’associazione Mercato dei contadini delle Langhe e da Cantina Clavesana. Obbiettivo: aiutare le nuove generazioni a riappropriarsi della terra.

ALLARME CHIUSURA
L’analisi non lascia molto spazio all’immaginazione: avanti di questo passo, il mantenimento del comparto agricolo ha il destino segnato. Sotto i quattro ettari di superficie, le aziende sono a rischio. Quelle gestite da anziani, in prospettiva chiudono. Le altre cercano di accaparrarsi i terreni abbandonati per darsi dei margini di manovra utili. Ma la dura realtà, appunto, è marginale. Mettersi assieme è difficile, anche e soprattutto per una questione di mentalità, che tra gli agricoltori (ma non solo) è tendenzialmente individualista. Inoltre, esistono pregiudizi dell’opinione pubblica, che non conosce più il mondo contadino, avendo perso il senso di quelle radici agricole che fino a 30/40 anni erano scontate per tutti.

GLI OSTACOLI
Ci sono le incognite della nuova Politica agricola comunitaria, con l’obbligo del “greening”, ad esempio, che impone la messa a riposo del 5 per cento del terreno, penalizzando i prati permanenti che non avrebbero bisogno di “zone rifugio”, in quanto già lo sono di natura.
C’è la questione della biodiversità, perché chi ha intenzione di dedicarsi al biologico deve tener conto dei trattamenti obbligatori, come quelli per la flavescenza dorata.
Tutti interrogativi che allontanano la prospettiva di reddito, senza la quale non c’è investimento.

L’IDENTITA’ POSSIBILE
Dunque, dove sta la via d’uscita dal “mondo dei vinti”?
La risposta di fondo è venuta dal rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Piercarlo Grimaldi, secondo il quale “il mondo dei vinti, oggi, non è più quello delle campagne, ma dei call-center e delle fabbriche”: «Rispetto al modello delle periferie urbane che non riesce a dare identità – ha osservato Grimaldi -, è molto meglio quello delle nostre comunità agricole, dove un’identità è ancora possibile, perché legata alla terra e al cibo».

TRE PILASTRI
E’ la strada dell’“originalità”, come ha rilevato Fabio Palladino, portavoce del Mercato dei contadini delle Langhe, rilanciando i tre pilastri su cui si basa il progetto che la sua associazione ha messo a punto con Cantina di Clavesana (rappresentata dalla direttrice Anna Bracco) e Banca Alpi Marittime di Carrù (Perla Giannotti): in primo luogo, la mappatura delle aziende e del territorio, da Ceva a Cherasco, in collaborazione con l’Università di Pollenzo, per definire l’identità delle “terre marginali”, attraverso le singole filiere del cibo, inteso come sintesi territoriale e non soltanto più come prodotto agricolo, dal vino all’allevamento, dalla frutta al formaggio; quindi, entro novembre, il bando di un concorso nazionale per attirare sul territorio nuove aziende agricole di giovani, ai quali fornire assistenza per i primi tre anni di attività; infine, l’osservatorio per dare continuità all’iniziativa tramite il Comizio Agrario di Mondovì, che terrà aggiornata la mappa del territorio e l’elenco delle richieste di nuovi investimenti.
Al convegno, tutto esaurito dal mattino alla sera, con concerto finale della cantautrice statunitense Carolyne Mas, sono intervenuti agricoltori, tecnici, giornalisti, associazioni, cooperative e pubblici amministratori. Unici assenti, i politici.

Osvaldo Bellino