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Irrigazione e Pac è l’ora delle scelte


“L’acqua rappresenta per il settore agricolo forse il più importante fattore di competitività. Il settore primario non consuma questa preziosa risorsa, ma l’impiega nell’uso irriguo per poi reimmetterla nel ciclo idrologico naturale”.
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, dando inizio ai lavori dell’incontro sul piano irriguo, tenutosi nella sede romana dell’Organizzazione con i rappresentanti del Ministero delle Politiche agricole, dell’Inea, delle Autorità di Bacino, dell’Anbi, dei Consorzi irrigui e di bonifica.
“All’indomani dell’accordo in Conferenza Stato-Regioni, che prevede il piano nazionale delle acque per l’irrigazione – ha proseguito Guidi – i prossimi mesi saranno cruciali per capire come verranno destinate le risorse. Il nostro obiettivo è quello di creare strumenti moderni di irrigazione delle colture. Realizzare macrostrutture, se le aziende non potranno utilizzare l’acqua, è inutile oltre che costoso. Vogliamo contribuire all’impiego delle risorse idriche, che è lo scopo di questa consultazione”.
Occorre anche creare sinergie con i programmi di sviluppo rurale. Secondo Guidi, la programmazione della spesa della nuova Pac “dovrà costruire un modello di agricoltura in grado di affrontare il 2021. I 300 milioni di euro destinati al piano irriguo nazionale sono una cifra troppo importante, che dovrà essere ben utilizzata, perché l’irrigazione e la qualità del servizio irriguo costituiscono fattori di sviluppo fondamentali per le nostre imprese”.
Ad avviso di Guidi, due sono i nodi principali da sciogliere: il primo riguarda la coesistenza tra i 21 programmi di sviluppo rurale e lo specifico piano irriguo nazionale, il secondo riguarda l’accordo di partenariato, in cui convergeranno i programmi operativi dei diversi fondi, che riguardano anche la gestione del territorio e l’acqua.
“E’ necessario – ha concluso Guidi – rendere più moderne le reti di adduzione e distribuzione, ristrutturandole per ridurre le perdite di distribuzione, razionalizzare e ridurre i consumi. E’ opportuno incentivare quanto più possibile la creazione di bacini artificiali aziendali, non sufficientemente presenti. Ciò permetterà, qualora ce ne fosse bisogno, di effettuare irrigazioni di soccorso nei periodi siccitosi, utilizzando acque accumulate nelle stagioni piovose. Infine, serve una gestione sostenibile e integrata del suolo, promuovendo opportune pratiche conservative e attuando uno specifico e organico piano di protezione e di difesa dell’assetto idrogeologico”.