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In vigore l’accordo Ceta le reazioni in Piemonte


Il 21 settembre è entrato provvisoriamente in vigore il Ceta, il maxi accordo commerciale tra Unione Europea e Canada, in attesa che si esprimano le assemblee legislative coinvolte in Europa e gli organismi omologhi d’Oltreoceano.

CIA PIEMONTE: “UNA NUOVA OPPORTUNITA’ DI MERCATO”

Prima del Ceta nessun prodotto a denominazione era tutelato, adesso ne vengono tutelati 41 che costituiscono il 90% delle esportazioni verso il Canada. Si tratta di un risultato importante per l’agroalimentare italiano. Meglio un mercato regolamentato, con tutte le limitazioni del caso, che il far west di prima del Ceta.

Un caso emblematico nei rapporti con il mercato canadese è quello del prosciutto di Parma: all’inizio degli anni Settanta il marchio venne registrato da un emigrato italiano e successivamente venduto a Maple Leaf, il principale colosso dell’alimentare in Canada. Di conseguenza, il prosciutto di Parma autentico viene oggi venduto sotto altri nomi, come jambon original o autentic Italian ham.

Nella stessa situazione ci sono il San Daniele e il prosciutto toscano. Con il Ceta si potranno vendere con il loro nome sia il Parma, sia il San Daniele, sia il Toscano. Ecco perché i più grandi oppositori dell’accordo sono le maggiori aziende americane riunite nel consorzio “Common Food Names”, che difende l’Italian sounding”.

Unanime e positivo il parere sul Ceta da parte delle associazioni del vino. Grazie all’abolizione dei dazi all’entrata viene agevolata la penetrazione dei prodotti europei.

E’ a favore del Ceta anche il Consorzio per la Tutela del formaggio Gorgonzola Dop, nonostante il Gorgonzola, al pari di Fontina e Feta, sia fuori dall’elenco dei marchi protetti.

Prima del Ceta i formaggi avevano delle quote di esportazione che non potevano superare modesti contingenti. Il Ceta porterà a una quota aggiuntiva di esportazioni di 17.500 tonnellate e a un abbattimento dei dazi che renderanno più concorrenziale il made in Italy. Nel 2016 le licenze per le esportazioni si erano esaurite già ad agosto, col risultato che i produttori avevano provveduto ad acquistare altri formaggi rivolgendosi al mercato dell’Italian sounding statunitense. Il Ceta rimuoverà il contingentamento quantitativo e frenerà le imitazioni.

Quanto al grano, dal 2014 sono operativi accordi che aboliscono totalmente i dazi per l’importazione di grano duro e tenero di qualità, non trattati con il glifosato, che in Italia non è vietato, ma può essere utilizzato soltanto per liberarsi delle erbacce. Se una partita di grano è contaminata, viene rimandata al mittente, con o senza il Ceta. E così se arriva carne con gli ormoni.

Il Ceta contiene infatti l’allegato 5-E relativo alle norme sanitarie e fitosanitarie per le importazioni/esportazioni. Descrivendole in breve: entrambi i contraenti si impegnano, quando non è stabilita la sostanziale equivalenza, a riconoscere le reciproche misure di sicurezza e le autorità di controllo specifiche e ad adeguare le proprie esportazioni a esse. In sostanza: ciò che è vietato, rimane vietato e ciascuno é tenuto a rispettare i limiti altrui.

Anche sugli ogm non ci sarà un alcun cambiamento. Gli ogm autorizzati (ora e/o in futuro) potranno essere esportati nell’Ue dal Canada, quelli non autorizzati dovranno trovare altri sbocchi commerciali, mentre ogni Stato conserverà la possibilità di autorizzarne o meno la coltivazione sul proprio suolo. Non c’è nessun rischio aggiuntivo – se così lo vogliamo chiamare in questo caso – derivante dall’accordo.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte

COLDIRETTI PIEMONTE: “UN REGALO ALLE GRANDI LOBBY INDUSTRIALI”

L’accordo Ceta è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali.

Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma sarà anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan.

La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni.

Su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela come ha denunciato la maggioranza dei Consorzi di tutela. In Piemonte vi sono 22 Dop e Igp di cui solamente 4 (Gorgonzola, Granda Padano, Mortadella di Bologna e Taleggio) sono riconosciute dal Ceta.

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