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Il Piemonte non si oppone alla “reverse charge”


La giunta Chiamparino non si opporrà all’estensione del meccanismo di “reverse charge” alle aziende agroalimentari fornitrici di prodotti alla grande distribuzione.
Lo ha comunicato l’assessore regionale al Bilancio, Aldo Reschigna, rispondendo all’interrogazione della presidente del gruppo Lega Nord in Consiglio regionale, Gianna Gancia, che mirava a conoscere quali misure il governo della Regione intendesse adottare in sede di Commissione europea per bloccare l’autorizzazione all’applicazione della “reverse charge” alle imprese agroalimentari che lavorano con la grande distribuzione: «Un’eventuale azione di “lobby” da parte della Regione, a beneficio di una soluzione di rigetto della richiesta di deroga proposta dall’Italia – ha detto Reschigna – si configurerebbe come un’attività apertamente contraria alle direttrici dell’azione europea del Governo nazionale».
In realtà, è stata proprio l’Italia a chiedere a Bruxelles (che dovrà esprimersi a breve) l’estensione della “reverse charge” alle aziende agroalimentari, non prevista dalla normativa comunitaria.
«Non avevo dubbi che la Giunta Chiamparino, troppo attenta a garantire i garantiti – commenta Gianna Gancia -, non si accorgesse di un problema così drammatico per molte aziende piemontesi, che, con la “reverse charge”, verranno a trovarsi in grave crisi di liquidità, costrette ad attivare lunghe e complicate procedure per ottenere il rimborso dell’Iva dallo Stato, rischiando di chiudere».
Il problema della “reverse charge”, sollevato per primo dal presidente della Confindustria di Cuneo, Franco Biraghi, era già stato oggetto di diverse azioni di contrasto da parte della presidente Gancia, che aveva definito il provvedimento “un prestito forzoso e senza interessi allo Stato, un colpo mortale alle aziende”.