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Il mais Ogm non danneggia la salute, lo dice la Scienza, ma i Sindacati agricoli si dividono


La prima e più vasta analisi dei dati relativi a 21 anni di coltivazioni nel mondo del mais, condotta da Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa (pubblicata a febbraio da Scientific Reports), è giunta alla conclusione che il mais Ogm non è rischioso per la salute umana, animale e ambientale.
La meta-analisi, consultabile su https://goo.gl/v9RMmT, è stata effettuata su dati provenienti da Stati Uniti, America, Europa, Sud America, Asia, Africa e Australia.

In Italia, la notizia spacca il mondo agricolo, che vede le tre principali organizzazioni sindacali del settore primario dividersi tra favorevoli (Confagricoltura) e contrari (Coldiretti) agli Ogm e favorevoli (Cia) alla Cisgenesi.

 

CONFAGRICOLTURA: «Vent’anni di divieti hanno portato a importazioni massicce e perdite consistenti»

«Il mais Ogm non è rischioso per la salute umana? Senz’altro valutiamo la notizia con orgoglio, aspettativa e voglia di competizione», commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
ORGOGLIO. «Orgoglio, per i nostri ricercatori, che nonostante tutto sono tra i migliori al mondo, ma del tutto bloccati, nella sperimentazione, nel nostro Paese – spiega Giansanti -. Abbiamo sempre sostenuto che, sugli Ogm, serve un approccio laico e aperto e comunque la scienza deve essere lasciata libera di studiare e sperimentare. L’assenza di ricerca diminuisce la capacità di innovazione delle imprese e ne deprime i risultati produttivi ed economici».
ASPETTATIVA. «Aspettativa perché lo scorso anno la superficie italiana coltivata a mais ha toccato un nuovo minimo storico – ha proseguito -. La produzione maidicola nazionale è scesa al di sotto dei 6 milioni di tonnellate, il volume più basso degli ultimi venticinque anni. Di contro, le importazioni di mais stanno crescendo a doppia cifra percentuale e supereranno quest’anno in valore i 900 milioni di Euro. Un bel peso per la bilancia commerciale italiana. E questo anche grazie agli Ogm altrove utilizzati da più di due decenni e da noi bloccati del tutto».
COMPETIZIONE. «Competizione perché finora ci siamo trovati a misurarci sul mercato mondiale senza gli stessi strumenti della concorrenza, in condizioni già di per sé penalizzanti. Vent’anni di divieti hanno portato a perdite consistenti nelle rese e nel reddito degli agricoltori italiani; si calcolano più di 125 milioni di euro all’anno di mancato guadagno».
SVILUPPO REALE. «Non saremo mai per ‘No’ ideologici, ma sempre per ‘Sì’ al dibattito, al confronto, su sviluppo e ricerca e – conclude il presidente di Confagricoltura – ci battiamo per un’agricoltura che veda riconosciuto il suo ruolo trainante nella nostra economia e che solo con l’innovazione potrà essere competitiva a livello globale. Per questo stiamo promuovendo la rete di ‘Amici degli agricoltori italiani’ che, con le loro competenze, facendo squadra, ci aiutino a creare sviluppo reale».

 

CIA – AGRICOLTORI ITALIANI: «Nulla di nuovo, ma gli Ogm sono superati, bisogna puntare sulla cisgenetica»

«Lo studio sul mais Ogm secondo cui non c’è nessuna evidenza di rischio per la salute e l’ambiente, in realtà non aggiunge nulla di nuovo ad altre ricerche sul tema già pubblicate negli ultimi anni. Questa volta, trattandosi di enti pubblici, le conclusioni assumono un peso maggiore».

Così la Cia-Agricoltori Italiani, che sottolinea come sugli Ogm non abbia mai avuto una posizione ideologica.

SCONGIURARE STRUMENTALIZZAZIONI. «Bisogna tutelare, però, quelle che sono le esigenze peculiari delle produzioni tipiche dei territori agricoli italiani – osserva Cia – e scongiurare ripercussioni sui consumi legate alla comunicazione commerciale di queste tematiche.

CISGENETICA. «Parlare solo di Ogm, comunque, vorrebbe dire continuare a concentrare l’attenzione su una tecnologia sempre più datata, sottovalutando la cisgenetica, nuova frontiera della ricerca, per un’agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale e della sicurezza alimentare. E’ in questa direzione che si devono concentrare gli investimenti se si vogliono tutelare consumatori e agricoltori».

TECNOLOGIA SOSTENIBILE. «Le nuove opportunità offerte dalla ricerca vegetale sono straordinarie. Il genome editing o editing genomico, per esempio, è un metodo che permette di selezionare caratteristiche migliorative delle piante senza introdurre tratti estranei alla pianta stessa, come avviene invece per gli Ogm. Questa tecnologia sembra cucita proprio sull’agricoltura italiana: la selezione delle piante, con questa metodologia, non intacca né la qualità né la tipicità delle nostre produzioni e delle nostre varietà locali, perché al di là del carattere desiderato non tocca null’altro del genoma della pianta».

 

COLDIRETTI: «L’Ogm è un flop, in Europa e nel nostro Paese nessuno lo vuole, è il grande nemico del Made in Italy»

«Quasi 8 italiani su 10 (76 per cento) si oppongono oggi al biotech nei campi – osserva Coldiretti, citando una indagine condotta con  Ixe’ -, per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy».

COLTIVAZIONI IN CALO. Sono rimasti solo due Paesi a seminare organismi geneticamente modificati in Europa, dove si registra un ulteriore calo della superficie coltivata del 4,3%, rileva Coldiretti nel fare un bilancio della coltivazione Ogm in Europa sulla base dell’analisi Infogm. La superficie europea coltivata a transgenico nel 2017 risulta pari ad appena 130.571 ettari rispetto ai 136.338 dello scorso anno.

OGM FREE. «Di fatto – commenta il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – le colture Ogm sopravvivono nell’Unione europea solo in Spagna e Portogallo, dove tuttavia si registra una riduzione delle semine del mais MON810, l’unico coltivato. Anche Repubblica Ceca e Slovacchia hanno abbandonato la coltivazione e si sono aggiunte alla lunga lista di Paesi “Ogm free” dell’Unione Europea.

Le scelte degli agricoltori europei sono la dimostrazione concreta della mancanza di convenienza nella coltivazione Ogm, nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle multinazionali che ne detengono i diritti».