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Il Governo vuole abolire l’esonero Iva agricola


“Il documento di economia e finanza (DEF) prevede un programma di riforma ampio nelle sue linee generali in ordine ai tagli delle spese e alle aree di spreco. Quello che però non si può condividere è l’aggravamento fiscale solo per alcuni settori produttivi, in particolare per l’agricoltura”.
Lo ribadisce Agrinsieme (il coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza Nazionale delle Cooperative), commentando il decreto Competitività e giustizia sociale.
 

“I tagli previsti comportano un forte aggravio di imposizione per le imprese agricole – ha osservato –. Il Governo si era impegnato a selezionare i tagli per ridurre la spesa pubblica improduttiva. E si poteva anche discutere su quali risorse per l’agricoltura fossero improduttive, ma questo andava fatto con un’approfondita conoscenza del settore, cosa che le misure annunciate non rispecchiano”.

Particolarmente critico il giudizio sulla prevista cancellazione dell’esonero Iva per le aziende con un fatturato inferiore a 7.000 euro. La Confagricoltura si era battuta fortemente affinché queste aziende fossero esentate, in nome della semplificazione, da ogni adempimento burocratico, a partire dalla dichiarazione degli elenchi dei fornitori. Senza successo, perché altre organizzazioni ne avevano sostenuto la necessità in nome della tracciabilità.
Il risultato è che il legislatore, coerentemente, ora trasforma la tracciabilità in onere fiscale. E le piccole imprese non solo dovranno dichiarare gli elenchi dei fornitori, ma anche pagare l’Iva.

”Siamo assolutamente contrari a questa misura – dicono da Confagricoltura Cuneo –, che andrebbe a penalizzare ancora una volta numerose aziende che operano sul nostro territorio, perlopiù in aree marginali. Gli imprenditori agricoli sono costretti a fare i conti con uno Stato che tende a un burocratizzazione senza limiti, creando un sistema fine a sé stesso e non più tollerabile da chi produce reddito e crea occupazione”.