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“Il Governo ci costringe al Medioevo finanziario”


“Il governo costringe il settore agricolo al nanismo”. Va giù duro Confagricoltura contro il Governo Monti che nel ddl Stabilità prevede dal 1 gennaio 2013 l’esclusione per le società in agricoltura dalla possibilità di determinare il reddito su base catastale piuttosto che a bilancio.
Roberto Abellonio (nella foto), direttore di Confagricoltura Cuneo non usa giri di parole: “Per le aziende agricole della provincia di Cuneo questa nuova manovra è insostenibile, con costi legati alla tassazione decisamente troppo elevati”.
“Abbiamo sempre ritenuto importante non legare la tassazione alla forma di organizzazione giuridica dell’attività economica – prosegue Abellonio – ed ora la penalizzazione delle società non fa bene alla crescita del settore rendendo più difficili da realizzare le moderne forme di aggregazione, in cui il capitale ha un ruolo rilevante, attraverso le quali si potrebbero superare gli attuali ritardi strutturali della nostra agricoltura”.
“È una disposizione assolutamente in controtendenza – aggiunge il vertice di Confagricoltura -. In un momento in cui si vanno a definire norme che devono essere un volano per la crescita, per l’agricoltura invece si vara una disposizione che di fatto punisce il processo di modernizzazione e frena la nascita di nuove imprese, in chiaro contrasto con i principi della libera iniziativa economica.
Se la norma dovesse entrare in vigore, tra l’altro – conclude l’Organizzazione di riferimento degli imprenditori agricoli – le società in essere si troverebbero costrette a dover modificare il proprio ordinamento giuridico in tempi estremamente ristretti”.
Abellonio si rammarica, infine, per l’ulteriore esclusione delle rappresentanze del mondo agricolo dal tavolo di confronto tra governo e forze sociali. “Non è la prima volta – sostiene l’associazione – che le organizzazioni agricole non fanno parte della concertazione avviata dal governo Monti”.
“Tranne rare eccezioni, nel silenzio più totale, l’agricoltura è rimasta sempre fuori. Sinceramente non riusciamo a capire il motivo della ‘porta sbarrata’ al settore primario, che pure rappresenta milioni di imprese e di lavoratori e che in questi mesi ha dimostrato notevoli capacità di vitalità frenando la corsa al ribasso del Pil”.