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Il “ciclone Cina” fa sognare gli allevatori


Aumentano i consumi in Asia, Africa e SudAmerica, con la Cina a farla da padrone, visto che da sola assorbe circa un terzo del latte commercializzato. L’incremento demografico mondiale, parallelamente a quello del consumo di latte procapite stimato in 1-2 kg/anno, fa propendere gli analisti verso una previsione di aumento annuo della domanda oscillante tra i 15 e i 22 milioni di tonnellate/anno. Il trend rialzista del prezzo del latte a livello mondiale fa ben sperare anche i produttori italiani. Fondamentale la compattezza del mondo agricolo.

Di seguito, riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Igor Varrone, direttore provinciale Cia Cuneo.
Il mercato sta attraversando una fase indubbiamente frizzante, che potrebbe avere ripercussioni favorevoli anche sul prezzo del latte in Italia. A livello mondiale, si rileva da una nota di Clal, piattaforma che monitora a livello mondiale il settore, si parla del “ciclone Cina”.
L’ex Celeste Impero sta acquistando notevoli quantità di latte e rappresenta forse il primo importatore al mondo nel settore. Notevoli i ritmi di importazione tenuti dalla Cina nei primi 11 mesi del 2013: +71% le importazioni di latte, per 110.000 tonnellate di latte sfuso e confezionato e 140.000 tonnellate di latte per l’infanzia.
Mentre i prodotti lattiero caseari, nel periodo gennaio-novembre 2013, hanno registrato un incremento del 37,27%, per complessive 821.000 tonnellate fra polvere di latte intero, polvere di latte scremato, burro e formaggi. Freccia in alto anche per i derivati, dalla polvere di siero (+16,12%, per 402.000 tonnellate) al lattosio e caseinati (+10,64%, per complessive 88.000 tonnellate).
Un dinamismo verso Pechino sulle rotte che partono dalla Nuova Zelanda (polvere di latte intero e formaggi), dagli Stati Uniti (Polveri di Latte scremato, siero e Formaggi), ma anche dalla Germania (latte confezionato) e dall’Olanda (latte per l’infanzia), che dovrebbe mantenere elevati i prezzi del latte in tutto il mondo. Italia compresa.
La Cina rappresenta infatti un’opportunità anche per le imprese trasformatrici italiane. E l’interesse che realtà importanti come Granarolo o Sterilgarda hanno manifestato verso il Paese del Dragone sono una testimonianza.
Un altro elemento che fa ipotizzare un 2014 in crescita sul piano delle quotazioni del latte è legato alle produzioni. L’Australia, nel periodo gennaio-novembre 2013 ha prodotto il 5,58% in meno su base tendenziale e così il burro (-7,15%), i formaggi (-9,56%) e le polveri (rispettivamente -12,56% per la polvere di latte intero e -12,14% per quella scremata); gli Stati Uniti hanno prodotto appena lo 0,46% in più di latte, l’Europa lo 0,23% in più. Ma gli stock sono contenuti, altro fattore che fa ipotizzare un aumento delle mercuriali. Inoltre, i dati Clal evidenziano un ulteriore aspetto positivo, legato alle quotazioni delle polveri. La polvere di latte scremato ad uso alimentare vale, sul mercato olandese, 3.300 euro per tonnellata, nello stesso periodo del 2013 il listino era di poco superiore ai 2.650 euro. Performance analoghe anche in Germania (3.275 euro contro i 2.681 di 12 mesi fa).
Ancora più elevata la quotazione della polvere di latte intero, che in Germania ha toccato i 3.790 euro la tonnellata; una corsa inarrestabile da un livello di 3.060 euro del gennaio 2013.
Alla luce di questi trend rialzisti, è possibile ipotizzare che il prossimo contratto di fornitura del latte potrebbe concretamente essere superiore ai prezzi attualmente pagati dall’industria. La partita sarà tuttavia difficile e dovrà essere giocata con responsabilità da tutte le Organizzazioni agricole. Il braccio di ferro potrebbe rivelarsi più difficile e lungo del previsto ed un risultato positivo si può ottenere solo unendo gli sforzi. La compattezza del mondo agricolo in fase di firma è fondamentale. Tutte le organizzazioni di rappresentanza devono sentirsi impegnate perché sia reso merito ad un comparto i cui sforzi non sono mai stati sufficientemente remunerati.