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I punti deboli della rete di qualità


Confagricoltura giudica nel complesso positiva l’iniziativa dei ministri delle Politiche agricole, del Lavoro e della Giustizia volta a contrastare il caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura attraverso un apposito disegno di legge, necessario anche a tutela delle tante imprese che operano nel rispetto della legalità. Con riguardo all’inasprimento del sistema sanzionatorio per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, pur comprendendo le ragioni ispiratrici, Confagricoltura auspica che le norme penali ipotizzate siano equilibrate e vadano a colpire i veri criminali, ossia coloro che organizzano l’attività di intermediazione
illecita e se ne avvantaggiano economicamente.
Il rafforzamento del ruolo e delle funzioni della “Rete del lavoro agricolo di qualità”, previsto nel disegno di legge, è sicuramente utile a favorire il pieno utilizzo di questo importante strumento, anche se è necessaria una riflessione sulle ragioni che hanno fatto registrare, in questi primi mesi, un numero di richieste di adesione inferiore alle aspettative.
Se la Rete non ha dato i risultati attesi – anche se le aziende finora iscritte sono per la maggior parte associate a Confagricoltura – il motivo è che i requisiti previsti per l’iscrizione, soprattutto di carattere amministrativo, sono eccessivamente rigidi e precludono la possibilità di aderire anche ad aziende destinatarie di sanzioni amministrative per violazioni lievi e di carattere meramente formale, rispetto alle quali hanno già provveduto alla relativa regolarizzazione. Le aziende temono poi che l’iscrizione alla Rete possa rappresentare un ulteriore inasprimento dei controlli nei loro confronti, mentre l’obiettivo è proprio l’opposto: concentrare i controlli sulle aziende non iscritte. Confagricoltura è invece decisamente contraria all’introduzione di un criterio induttivo di valutazione della congruità della manodopera occupata, al quale legare l’iscrizione alla Rete e la concessione di agevolazioni.
Si tratta, infatti, di una misura di dubbia legittimità costituzionale che rischia di penalizzare, paradossalmente, proprio le aziende innovative, che ottimizzano i fattori di produzione e che razionalizzano l’utilizzo delle risorse umane.

(Fonte: Confagricoltura Piemonte)