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I marchi Bubba-Arbos in mano ai cinesi


Per gli appassionati storici di trattori vintage il marchio Bubba
di Piacenza è sempre stato un esempio di tecnologia e tecnica che negli anni 20 in modo prepotente entrò con i suoi modelli a testa calda nel settore e per oltre 30 anni ha segnato la storia della meccanizzazione agricola in Italia.
Poi sul finire degli anni 40 molte maestranze erano confluite
nella Arbos che da fabbrica di biciclette si trasformo’ in costruttore di mietitrebbie e chi non ricorda nei campi di grano e di riso quei mezzi color “verde oliva e bianco” e in seguito arrivarano gli americani della “White Motor Corporation” di Cleveland in Ohio sino al 1994 con la definitiva chiusura con le prime avvisaglie della globalizzazione.
Orbene su questa storia hanno messo gli occhi i cinesi della “Foton
Lovol” che hanno acquisito i due marchi Bubba-Arbos per una ripartenza di cui sino sono messe le basi durante un convegno-presentazione a Piacenza a fine giugno presso lo stupendo Palazzo Gotico.
Toccante la presenza di ex dipendenti dell’azienda in tuta da lavoro
e di grande effetto la scelta del titolo del convegno “Arbos-Bubba-la rinascita di un marchio tra la via Emilia e la via della Seta”.
Il vice presidente della Lovol Europe Andrea Bedosti ha evidenziato
nel suo intervento il valore culturale, economico e politico della nuova avventura imprenditoriale italo-cinese in un ideale ponte di collegamento tra Oriente e Occidente(ndr la Foton Lovol in Cina detiene piu’ del 30% del mercato cinese della meccanizzazione agricola!).
”La vicenda Arbos-Bubba – ha tra l’altro detto – è il perfetto paradigma dell’industria italiana. Il nostro progetto non è solo una nostalgica rievocazione seguita da un rilancio industriale, ma ha una portata culturale molto piu’ ampia, aprendo una riflessione sul futuro dell’imprenditoria italiana”.
Ricordiamo che recentemente il governo cinese ha lanciato un ambizioso progetto “one belt – one road” con programmi importanti di collegamenti autostradali e ferroviari tra Cina, Germania e Italia. Si tratta della Nuova Via della Seta “Silk Road Ecomomic Belt”.
L’Italia nel campo della meccanizzazione agricola può a maggior
ragione con questi progetti riprendersi un ruolo da protagonista.