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Guardare al mondo per capire dove andiamo


Mentre in Italia pare che la legge elettorale sia diventata una ragion di Stato, il ministro dell’Agricoltura si è dimesso e non è stato sostituito, ma il Ministero è stato assegnato ad interim alla Presidenza del Consiglio, in America l’economia è ripartita ed il presidente Obama provoca il Congresso per un adeguamento salariale che supera il 35%.

ITALIA IN SVENDITA
Nel 2008 non abbiamo voluto cedere quote di Alitalia ai francesi. Ora con altri 5 miliardi di debiti in più l’ingresso degli arabi pare ben accetto. Addirittura si cederanno quote dell’aeroporto di Fiumicino.
L’ultimo recente atto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama è la dimostrazione pratica della sua intenzione di scavalcare il Congresso per varare i provvedimenti necessari ad affrontare l’emergenza della diseguaglianza economica tra i cittadini americani dopo che la ripresa economica sta diventando realtà. La paga minima al momento è di 7,25 dollari all’ora e lui il presidente la porterà a 10,10 dollari l’ora. Il fatto di aggirare il Congresso avrà più un impatto politico che pratico perché il provvedimento riguarderà poche migliaia di persone e solamente il contratto del governo federale. Abbiamo detto decisione politica perché se lo stesso provvedimento dovesse essere assunto dal Congresso questo riguarderebbe 21 milioni di lavoratori.

DA OBAMA A ELECTROLUX
Con la sua mossa il presidente mette sotto pressione il Congresso spingendoli ad approvare il provvedimento per tutti con l’obiettivo finale di rilanciare i consumi e quindi la ripresa economica. In Italia ci si è concentrati, e la vicenda Electrolux è solo l’ultimo esempio della riduzione del costo del lavoro. Un impegno parziale poiché i nuovi produttori battono il sistema Italia su molti altri fronti: dalla capacità di innovazione alla necessità di ridurre i costi energetici, dalla produttività alla flessibilità, per finire con infrastrutture, scuola,giustizia, fiscalità.

STATI UNITI E RICERCA SCIENTIFICA
Gli Stati Uniti hanno investito in ricerca puntando per esempio su nuove fonti energetiche e abbattendo le bollette. Oggi i costi energetici negli USA sono circa la metà di quelli europei. Il costo del lavoro è molto più basso circa il 30% in meno di quello italiano, questo ha fatto retrocedere di altri 7 posti l’Italia nell’ultima classifica mondiale della competitività.

GERMANIA E IRLANDA, PRODUTTIVITA’ VINCENTE
In Germania, dove il costo del lavoro è rimasto alto, si è però investito su produttività e riforme del lavoro con la conseguenza che pur essendo i costi simili a quelli italiani l’occupazione nell’industria cresce. In Irlanda un’ora di lavoro costa più di 40 euro, ma dal 2007 al 2012 la produttività del lavoro è cresciuta del 12% contro una media europea del 2,9% e una media italiana vicina allo zero.
L’Irlanda quasi fallita nel 2008 ha invertito fermamente la rotta. Dato per scontato che nessuna trattativa sindacale potrà mai portare il costo del lavoro italiano che oggi è di 24 euro l’ora a livello di quello polacco (7 euro) occorre che in Italia si guardi con attenzione alle mosse dell’America. Là dove le parti sociali non trovano un accordo è necessario che il Governo intervenga in modo pesante proprio come ha fatto Obama. Per farlo ha bisogno di un governo forte, che metta in campo la riduzione effettiva dei costi indiretti come i contributi previdenziali e quant’altro. E deve farlo velocemente poiché non possiamo diventare il fanalino di coda nel gioco della competitività globale.

IMPRESE VERSO LA SVIZZERA
In questi giorni la Svizzera sta invitando molte imprese italiane sul suo territorio offrendo, con una vera e propria campagna pubblicitaria tra le aziende piemontesi e lombarde vicine al confine, sconti fiscali e un sistema infrastrutturale efficiente. Grazie a quei vantaggi un costo del lavoro alto come quello svizzero può diventare comunque accettabile per l’impresa che non perde competitività.

NON BASTA L’EXPORT
Conclusioni. Non basta che il mondo agricolo ed agroalimentare continui a fare la sua parte per la ripresa dell’economia italiana con dati importanti come l’aumento del 9% delle esportazioni agroalimentari. O tutto il sistema delle imprese viene messo in condizione di recuperare competitività e quindi abbattere la disoccupazione e ridare slancio ai consumi interni oppure si è davvero destinati a diventare il terzo mondo dell’Europa.
Stanno bene tutti i dibattiti sulla legge elettorale, i compromessi per salvare le sedie di questo o quel politico. Per Coldiretti è ora di agire concretamente per evitare il pericolo di una nuova colonizzazione da parte dell’America.

OCCHIO ALLA LIBERALIZZAZIONE
E’ di questi giorni la notizia che il Commissario europeo al commercio sta negoziando per giungere all’elaborazione di un trattato intercontinentale e sovra governativo che sancisca la totale liberalizzazione degli scambi economici di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti. Tutto questo, come è facile intendere, a totale scapito delle tipicità dei prodotti, dei diritti dei consumatori della prossimità dei rapporti umani e ad unico vantaggio dei grandi capitali, delle multinazionali, del profitto della finanza globale. Ma ciò che è peggio è che se un singolo Stato tentasse di sottrarsi all’omologazione al ribasso degli standard di sicurezza, equità e sostenibilità, oppure osasse porre in atto misure di tutela dei propri prodotti, servizi, lavoratori, salute e ambiente contravvenendo alla totale liberalizzazione, incapperebbe in un meccanismo di forzato adeguamento e di milionarie sanzioni in risarcimenti a favore dell’eventuale multinazionale querelante. O queste cose la politica riuscirà a capirle e ad evitarle oppure si dovrà compiere non uno ma molti passi indietro a livello sociale e di vivibilità nel Paese.

RAGION DI STATO
Se leggiamo l’atteggiamento del Governo italiano rispetto al Gruppo ILVA, particolarmente negli stabilimenti di Taranto, notiamo come questa situazione si stia già realizzando: si è consapevoli che lì si muore di cancro, ma per mere ragioni economiche si sono riaperti i cancelli di quella fabbrica. C’è da chiedersi quanti siano i casi in Italia dove si chiudono gli occhi e si turano le orecchie per una superiore ragion di Stato.

(fonte Coldiretti Piemonte)