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Glifosato non cancerogeno si decide entro l’anno


Il Comitato per la valutazione del rischio dell’Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, ha classificato il glifosato come non cancerogeno, non mutageno e non genotossico: “Le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come un agente cancerogeno, mutageno o come tossico per la riproduzione”.

Il glifosato è un erbicida introdotto sul mercato da Monsanto nel 1974, ma il brevetto è scaduto nel 2000 e da quel momento è stato commercializzato da diverse aziende del settore in svariate formulazioni. Per la sua efficacia è stato accolto positivamente dagli agricoltori, tanto da essere ancora oggi uno degli erbicidi più utilizzati in agricoltura.

Il parere definitivo dell’Echa necessita di diversi passaggi e la sua presentazione alla Commissione Ue “è prevista prima della pausa estiva”. Lo ha precisato il portavoce dell’esecutivo comunitario per l’ambiente e la salute, Enrico Brivio.

Dopo il ricevimento del parere, i servizi della Commissione ricominceranno “la discussione con gli Stati membri per quanto riguarda l’approvazione del glifosato come sostanza attiva nei prodotti fitosanitari”.
“Una decisione – ha concluso Brivio – deve essere presa entro sei mesi dal ricevimento del parere o entro la fine del 2017”.

Numerose associazioni (riunite in Italia nella Coalizione #StopGlifosato) hanno però già preso posizione contro il glifosato e scritto al minstro Martina perché ne vieti l’uso. Una posizione contraria fondata più che altro su pregiudizi e motivazioni meramente ideologiche. A maggior ragione dopo il parere dell’Echa. Chi è aprioristicamente convinto dell’assoluta sicurezza del glifosato, a prescindere da tutte le ricerche ed i controlli, è fazioso e cieco, ma altrettanto fazioso e cieco é chi si schiera aprioristicamente contro.

Il fatto che Comitato per la valutazione dei rischi dell’Echa abbia concluso che il glifosato non sia né cancerogeno, né mutageno, né genotossico, per le associazioni che vorrebbero che l’uso del glifosato fosse vietato non conta nulla ed insistono nella loro presa di posizione.

Stiamo assistendo negli ultimi anni a un significativo e preoccupante declino della fiducia nei confronti delle competenze scientifiche. Sfiducia alimentata da complottisti in servizio permanente effettivo e da falsi esperti privi di credenziali verificabili.

A contribuire a questo stato di cose c’è il web, che doveva essere la nuova frontiera della a condivisa ed ha generato invece l’effetto contrario: non solo una diffusa conoscenza superficiale, ma anche scetticismo nei confronti dei veri esperti. Molti si sentono esperti e pretendono di dire la loro perché hanno fatto qualche ricerca si Google e consultato Wikipedia.

Diffidare immotivatamente nei confronti di chi ha studiato ed approfondito i problemi e della scienza in genere é molto pericoloso e non promette niente di buono per il futuro, non solo del nostro Paese.

(Fonte: Cia Piemonte)