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Gli Ogm ci sono anche in Italia, nonostante si faccia finta di non vederli


Anche il quotidiano “La Stampa” si è reso conto che la nostra normativa sugli ogm è ambigua. In un articolo a firma di Sandro Cappelletto si legge che l’Italia “vieta la coltivazione degli organismi geneticamente modificati, non la loro importazione, né la commercializzazione. Se produco un biscotto che contiene soia Ogm devo dichiararlo nell’etichetta, ma se vendo uno zampone di maiale nutrito per mesi esclusivamente con mangimi Ogm non sono tenuto a dirlo. Sono allergico – dichiara di esserlo il 40% degli italiani – al lattosio e bevo latte di soia? La soia venduta in Italia è per il 90% Ogm. Ogni cittadino europeo consuma ogni giorno indirettamente 186 grammi di soia Ogm ed ogni giorno l’Italia ne importa diecimila tonnellate”.

Aggiunge l’articolista: “Anatre, faraone, tacchini, polli, ovini, bovini e maiali. Tortellini, formaggi, latte, uova. Il pranzo di Natale è servito, con gli Ogm nel piatto. Panettoni compresi. Formaggi morbidi, duri, grattugiati, prosciutti di grande marca, come i salmoni, le anguille e i capitoni cresciuti negli allevamenti”.

L’articolista poi riporta le opinioni di chi è contro e di chi è a favore degli ogm.

Secondo Slow Foodle varietà transgeniche occupano grandi superfici e fanno parte di sistemi di monocoltura intensiva che distruggono altre colture e ecosistemi. Le colture Gm snaturano il ruolo degli agricoltori: i produttori hanno sempre migliorato e selezionato da soli le proprie sementi. Le sementi Gm, invece, sono proprietà di multinazionali alle quali l’agricoltore deve rivolgersi a ogni nuova stagione, perché gli Ogm di seconda generazione non danno buoni risultati”.

Giorgio Fidenato, agronomo e proprietario di una piccola azienda ad Arba, in provincia di Pordenone,  che vuole ottenere mais senza usare insetticidi, afferma che “con gli Ogm si può, perché gli insetti non attaccano quelle piante” e sottolinea che “per fare il Prosecco o per coltivare le mele ci vogliono 15 trattamenti antiparassitari all’anno. E non venite a dirmi che il rame metallico usato nell’agricoltura biologica non è tossico”.

Nino Paparella, pugliese, presidente del Consorzio Italiano per il Biologico denuncia che “numerosi agricoltori, soprattutto in Emilia-Romagna e in Veneto, usano gli Ogm non solo come mangime animale. Segretamente lo seminano”.

Riguardo alle biotecnologie e, in particolare all’introduzione di organismi geneticamente modificati nel settore agroalimentare è in corso un forte dibattito pubblico, purtroppo caotico ed inquinato dai pregiudizi, anche perché l’informazione sugli Ogm, e in generale sulle biotecnologie, è raramente offerta su basi scientifiche.

Per uscire da questa situazione sarebbe necessario un confronto serio nel merito, con il diretto contributo degli scienziati e dei ricercatori. Sulla questione Ogm si é invece determinata una netta contrapposizione tra sostenitori ed oppositori, entrambi arroccati sulle proprie posizioni, che sembra senza una via d’uscita. L’Italia, per ricorrere a un’abusata ma sempre significativa metafora, è rimasta nei secoli la terra dei guelfi e dei ghibellini, delle tante fazioni e degli schieramenti in lotta tra di loro. Anche sugli Ogm.

 

(Fonte: Cia Piemonte)