Sezioni


Genetica ecosostenibile nel futuro vitivinicolo


Il futuro della viticoltura, così come quello di tante altre colture minacciate dai cambiamenti climatici, è nell’evoluzione, e nella creazione di varietà resistenti non solo al caldo, ma anche alle malattie che, con il riscaldamento globale, hanno vita sempre più facile?

L’Italia, nella Legge di Stabilità 2016 ha stanziato un fondo di 21 milioni di euro, per quello che è stato definito “il più importante progetto di ricerca pubblica mai fatto in Italia su un argomento tanto attuale quanto delicato”. Il piano è articolato su tre anni e la regia dell’operazione sarà gestita dal Crea, il centro di ricerca specializzato del Ministero delle politiche agricole. È bene ricordare che servono ancora anni di studi in laboratorio, prima di poter arrivare alla fase sperimentale in campo.

Anche in Francia, l’Institut National de la Recherche Agronomique e l’Institut français de la vigne et du vin di Montpellier hanno avviato un programma, della durata di 15 anni, che mira a creare quattro o cinque nuove varietà di vitigni incrociando le varietà ammesse in Champagne con delle varietà naturalmente resistenti a certe malattie, o che presentino delle peculiarità interessanti come, ad esempio, una maturazione tardiva, per ottenere una resistenza naturale al riscaldamento globale.

Nella zona dello Champagne l’evoluzione delle condizioni climatiche ha già comportato un anticipo della fioritura, dagli anni Novanta ad oggi, di quasi due settimane, con grappoli più grandi e tassi d’alcol più alti di un grado, e le cose non potranno che peggiorare, visto che da qui al 2100 si registrerà un aumento medio delle temperature di 1-5 gradi. Entro il 2030 potrebbero venire iscritte le prime varietà, pronte a scrivere il futuro dello Champagne. Anche l’Italia deve pensare sempre più seriamente a scrivere il futuro della sua viticoltura.

I prodotti ottenuti per genome editing, non essendo realizzati con “inserimenti” estranei a quelli propri della specie, sono del tutto simili a prodotti ottenuti per incrocio tradizionale e non sono ogm.

(Fonte: Cia Piemonte)