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Fieno maggengo a giugno prezzo alle stelle


Il Servizio Economico regionale di Coldiretti evidenzia che l’elemento che maggiormente incide nella variazione dell’indice di valore del latte in giugno è costituito dal fieno maggengo. E’ arrivato sul mercato il nuovo taglio e, date le pessime condizioni meteorologiche primaverili che si sono ripercosse sul raccolto, ciò ha comportato un balzo in avanti di oltre il 20%, da circa 130 a 160 € per tonnellata. Nelle prime settimane di giugno la quotazione è arrivata anche a superare le 170 tonnellate, ma ha poi subito un ridimensionamento verso fine mese, per cui è prevedibile che buona parte del rialzo attuale rientrerà in luglio, ristabilendo le condizioni normali che vedono semmai un calo del prezzo, e non un aumento, all’arrivo del nuovo taglio. Le altre componenti di costo di produzione del latte hanno segnato aumenti del 2-3% nel caso di mais e soia, stabilità per l’orzo e un contenuto ribasso per il gasolio agricolo: nell’insieme il sotto-paniere ha guadagnato nel mese oltre il 5%; il divario a dodici mesi è così balzato dal 7% a quasi il 18%. Si è invece raffreddato nell’ultimo mese il ritmo di crescita delle quotazioni sul mercato internazionale: il burro ha guadagnato oltre l’1%, ma era stato il 4% in maggio e addirittura il 14% in aprile, il Cheddar ha avuto un aumento meno marcato rispetto a maggio, mentre l’Edam è stato in crescita di quasi il 4% per il secondo mese consecutivo; per parte loro la polvere, sia intera che magra, ha invece mostrato un leggero regresso, peraltro rimanendo, in entrambi i casi, con un prezzo oltre il 50% superiore a quello di un anno prima. Nel suo insieme, l’indice parziale relativo a questo sotto-paniere è cresciuto di quasi un punto. In modesto calo, dopo tre mesi di stabilità o leggeri ritocchi al rialzo, è risultata la componente relativa al mercato nazionale dei prodotti lattiero caseari: il listino del Parmigiano reggiano ha lasciato sul terreno un po’ più di mezzo punto percentuale, quello del Grana Padano quasi un punto. L’effetto netto di questi movimento è un aumento del prezzo indicizzato superiore al 2%, che vale quasi un centesimo per litro, ripetendo una variazione simile a quella che si era avuta ad aprile, sull’onda dell’impennata dei listini delle commodity. Nello stesso mese del 2012, l’indice era risultato in calo, trascinato da una riduzione dei costi; la forbice a dodici mesi si è notevolmente aperta, passando dal 10% a oltre il 14%.