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Fare chiarezza sulla biodiversità


In questi anni, intorno alle varietà considerate locali o tradizionali ha preso corpo una particolare retorica, di matrice “urbana”, che nulla ha a che fare con la realtà agricola.

L’ORIGINE DELLE VARIETA’
La maggior parte delle specie che animano la storia agraria di un luogo e ne popolano i campi, quasi mai si è originata ed evoluta nel luogo in cui si trova. Molte specie che consideriamo locali hanno viaggiato, e talvolta parecchio, nel corso dei secoli, prima di insediarsi nei luoghi dove poi l’ambiente, ma anche i contadini, ne hanno modificato la matrice originaria in misura sensibile e profonda.
Il riso, lo spinacio e gli agrumi sono arrivati in Europa durante il Medioevo, portati dagli arabi. Il mais, la patata, il pomodoro ed il peperone sono arrivate dall’America, successivamente alla scoperta del nuovo Continente. Così potremmo dire di numerose altre piante alimentari, fino ad arrivare in prossimità dei nostri giorni quando, ancora dall’Oriente, in Europa sono giunti il cachi e il kiwi. Molti animali e piante che oramai consideriamo facenti parte del nostro panorama naturalistico o che addirittura lo caratterizzano, sono in realtà alloctone, di antica o recente storia.

RIFLESSIONI SUGLI AMBIENTALISTI
Se gli ambientalisti fossero esistiti durante il medioevo o dopo la scoperta dell’America e si fossero opposti, come fanno oggi, all’introduzione delle nuove piante in difesa degli ecotipi locali, l’attuale agricoltura sarebbe molto diversa. Il peperone di Carmagnola, ad esempio, non sarebbe diventato un prodotto agroalimentare tradizionale piemontese. Anche molte varietà di vitigni, diventati colturalmente importanti in un luogo, provengono in realtà da zone diverse.

MADRE NATURA
La natura, come noi lo conosciamo, è la fusione degli effetti che la natura produce su se stessa con l’intervento umano. Quest’ultimo è iniziato quando gli uomini da cacciatori e pastori nomadi si sono trasformati in agricoltori stanziali, scegliendo di volta in volta le piante più utili ed abbandonando quelle meno produttive. L’attuale biodiversità è costituita dall’insieme delle molteplici varietà di piante selezionate dai nostri progenitori nel corso dei secoli di attività agricola.

BIODIVERSITA’ NATURALE E GENETICA
Due secoli fa si incominciò ad integrare la biodiversità naturale con una biodiversità generata dall’azione umana, modificando il patrimonio genetico delle piante tramite incroci tra individui della stessa specie e, successivamente, selezionando le varianti genetiche superiori.
Il triticale, ad esempio, un incrocio tra segale e frumento, è stato realizzato alla fine dell’Ottocento, quando ai nostri nonni apparve chiaro che la possibilità di creare ibridi costituiva un elemento di importanza straordinaria, perché in questo modo era possibile catturare i “migliori” caratteri di più cereali e di riunirli in un’unica specie.
E’ innegabile che la manipolazione della natura desti sempre un po’ di sconcerto, ma la questione del rapporto tra uomo e natura è antica come il mondo ed è più complessa di come spesso la si presenta. La convinzione che sia esistita da qualche parte, in passato, una società in perfetto equilibrio con la natura è senza fondamento. Lo sfruttamento umano della natura c’è sempre stato, anche quando gli uomini consideravano la natura come loro madre. Una natura che benignamente e generosamente offriva su un piatto d’argento agli uomini l’occorrente per vivere non è mai esistita, salvo che nei miti e nelle favole.

L’ORIGINE DEL MAIS
Uno degli eventi chiave nello sviluppo dell’agricoltura moderna fu il momento in cui gli agricoltori mesoamericani riuscirono a trasformare selettivamente, 7.000 anni fa, il teosinte, una pianta selvatica che cresceva nella Sierra Madre messicana, nel mais, che è ormai la terza coltivazione più diffusa nel mondo dopo il riso e il grano. Già 7.000 anni fa quindi l’uomo interveniva sulla natura.
Da quella trasformazione sono derivati, in epoche diverse, molte varietà di mais. Nei primi anni del 1800, dall’ibridazione di due distinte razze di mais, la Northeastern Flints e la Virginia Gourdseed, e dai ripetuti incroci successivi, emerse la razza “Corn Belt dents”, la più produttiva del mondo. Le coltivazioni altamente selezionate tramite selezione massale di Corn Belt dents costituirono la base per i mais di alta produttività oggi diffusi in tutti i climi temperati e per la selezione per linea pura degli ibridi di mais.

IBRIDI DI MAIS
L’introduzione degli ibridi di mais, la cui resa in granella può arrivare fino a 150 quintali in terreni irrigui, ha consentito di contenere notevolmente i costi di produzione della carne e del latte, cosicché tali prodotti sono ora alla portati di tutti. Se le antiche varietà di mais, l’ottofile, il marano, il pignolet, il quarantina, che rendono pochi quintali per ettaro e si devono raccogliere a mano, dovessero essere ancora usate per alimentare le vacche da latte ed i bovini da carne (la stragrande parte del mais disponibile in Italia è destinata all’uso zootecnico, mentre solamente una piccola percentuale è utilizzata per altri impieghi), i prezzi del latte e della carne lieviterebbero enormemente e diventerebbero inaccessibili per la grande parte della popolazione. Le farine ottenute dalle antiche varietà mais non possono che essere destinate ad un mercato di nicchia, costituito da un’elite di consumatori che amano la polenta di una volta.

GUARDARE AVANTI
Un atteggiamento di accettazione passiva e rassegnata dei fenomeni di sparizione di specie vegetali antiche non è comunque tollerabile, ma della conservazione della biodiversità non possono farsi carico soltanto le imprese agricole con i loro mezzi economici o con qualche contributo sottratto agli aiuti Pac destinati al mondo agricolo. Le imprese agricole devono avvalersi della selezione genetica e delle moderne tecnologie che migliorano le rese unitarie per rimanere competitive e per garantire ai cittadini prodotti sicuri a prezzi accessibili. La biodiversità è un bene comune di cui tutta la collettività deve farsi carico.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte