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Etichettatura: basta con il teatrino della politica


“Il Governo italiano che si propone di difendere il Made in Italy e la sicurezza alimentare non dovrebbe esitare a rendere di nuovo obbligatoria l’indicazione in etichetta dello stabilimento di lavorazione degli alimenti”.
Lo afferma con determinazione Delia Revelli, presidente di Coldiretti Cuneo, nella settimana successiva alla manifestazione di Coldiretti in dodici piazze d’ Italia a difesa della zootecnia e del prezzo del latte in particolare.
Come noto, da quando è entrato in vigore il regolamento UE 1169/2011, l’indicazione sulla confezione del latte e dei trasformati, dello stabilimento di lavorazione è diventata facoltativa. Ogni Stato membro però può decidere di rendere di nuovo obbligatoria l’indicazione dello stabilimento di lavorazione degli alimenti, previa notifica a Bruxelles.
Giungono voci secondo le quali il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina vorrebbe procedere, ma la notifica a Bruxelles spetta ad un altro dicastero, quello dello Sviluppo Economico con a capo il ministro Federica Guidi.
Questo ministero ha comunicato l’intenzione di non procedere ad alcuna notifica se non dopo aver convocato un tavolo di lavoro con i rappresentanti della filiera produttiva.
“Ovviamente i grandi gruppi industriali che detengono i marchi storici dell’agroalimentare hanno tutto l’interesse a continuare ad usare i marchi italiani da loro acquisiti senza indicare né l’origine della materia prima, né gli stabilimenti di produzione che, a questo punto, potranno ulteriormente essere delocalizzati anche per ragioni fiscali. Il rinvio consente anche ai supermercati di poter liberamente scegliere i loro fornitori senza che i consumatori ne siano informati” afferma Enzo Pagliano direttore di Coldiretti Cuneo.
Un esempio per tutti, la mozzarella Santa Lucia: sino ad oggi, leggendo l’etichetta, è prodotta nello stabilimento di Corteolona-Pavia. Immaginiamo per un attimo che la Lactalis (nota multinazionale che ha fatto incetta di marchi italiani nel settore dei latticini) decidesse di non realizzare più la mozzarella in provincia di Pavia, ma di spostarla a Dussendorf, per il consumatore sarebbe impossibile venirne a conoscenza.
Conclude Delia Revelli: “Chiediamo ai politici di non tollerare più queste situazioni di strapotere che sfruttano la buona fede dei consumatori per favorire il business delle multinazionali. Quando parliamo di chiarezza e di trasparenza desideriamo che questo avvenga ad ogni livello e la politica deve fare la sua parte. Ci sta bene l’adesione della Gdo alla proposta del ministro Martina di garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte con l’indicazione della zona di mungitura in etichetta, chiediamo però che tutti i componenti del Governo si comportino allo stesso modo”.