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Età pensionabile, petizione per renderla certa


“Con il sit-in davanti a Montecitorio e la settima edizione di ‘Inac in piazza’ in tutt’Italia, abbiamo chiesto una firma ai cittadini per far modificare l’attuale norma che regola i meccanismi di pensionamento”. Lo affermano la Cia-Confederazione italiana agricoltori e il suo Patronato, l’Inac, che hanno manifestato sotto la Camera dei deputati per chiedere l’abrogazione dell’assurda norma che aggancia l’età pensionabile all’aspettativa di vita.
La riforma Fornero, infatti, non si limita solo a far slittare in avanti l’età minima per la pensione, ma aggiunge un coefficiente, progressivo, fissato dall’allungamento medio della vita. In sostanza -spiegano Cia e Inac- non si potrà mai avere la certezza, a priori, della data di “fine lavoro”. Se non si cambia la legge i bambini di oggi non andranno mai in pensione e i giovani che si affacciano adesso al lavoro ci andranno molto dopo i 70 anni. La situazione è paradossale, soprattutto ora che con la crisi gli anziani sono diventati veri e propri “ammortizzatori sociali” e sostegno (economico) delle famiglie.
La manifestazione “Inac in piazza”, quindi, ha dato voce al disagio di tutti quei milioni di cittadini che vivono nell’incertezza e nell’ansia di non poter programmare la loro vita futura. Da qui la decisione della Cia e del suo Patronato di attivarsi nella raccolta di firme per una petizione popolare da consegnare alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Questa norma, d’altronde, si inserisce in un contesto già negativo e preoccupante, dove il maggior numero di pensioni minime si concentra nelle aree rurali con gli agricoltori costretti a vivere con poco più di 400 euro al mese; dove nell’era digitale i cittadini ancora sono costretti ad accumulare ogni anno 3 chili di carta tra obblighi e oneri fiscali e burocratici e dove, soprattutto, la disoccupazione giovanile supera il 35 per cento. Insomma – spiegano Cia e Inac – l’Italia ha bisogno di ben altro per uscire dalla crisi e riprendere la strada della crescita. Certo non aiutano riforme pensionistiche mal concepite che non portano alcun beneficio ai cittadini ma servono solo a risanare le casse dello Stato.
Infatti se è vero che molti Stati europei, come ad esempio la Germania, hanno innalzato l’età pensionabile legandola all’aspettativa di vita, è altrettanto vero che gli stessi Paesi stanno ora rimettendo in discussione questo teorema. Tanto più che alcuni studi accreditati stanno dimostrando che, superati i sessant’anni, i lavoratori sono più facilmente soggetti a problemi di salute e patologie. Con il risultato di una minore presenza sul posto di lavoro e maggiori spese sanitarie da parte dello Stato che possono superare quelle previste per le pensioni.