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Erba medica, cosa cambia con la nuova Pac


La nuova PAC è in pista dal 2015 e ci accompagnerà fino al 2020.
Non sono, al momento, previsti stravolgimenti nella sua struttura, ma qualche ritocco inizia ad emergere. Uno dei più rilevanti presi in considerazione in questo periodo è quello relativo ad una diversa interpretazione riguardante l’erba medica.
Innanzitutto, occorre precisare che, in questa sede, si sta facendo riferimento all’erba medica in purezza o miscelata esclusivamente con altre leguminose.
Nell’ambito della prossima PAC 2016, infatti, essa potrebbe non venire più considerata come pianta erbacea da foraggio, ma come una coltura a seminativo.
In virtù di ciò, un’azienda agricola che coltivi, per esempio, 20 ettari totali, tutti destinati ad erba medica, non rispetterebbe più il greening, in quanto verrebbe considerata alla stregua di un’azienda che coltivi esclusivamente mais su tale estensione. Mancherebbero, dunque, i requisiti delle due colture, in questo caso.
Nel quadro di questa nuova interpretazione, un medicaio non rispetterebbe più automaticamente il greening, ma diventerebbe equivalente, ai fini della diversificazione colturale, ad un terreno coltivato tutto a mais o a grano, per esempio.
Le conseguenze principali che potrebbero colpire le aziende sarebbero due:
– Obbligo del rispetto della diversificazione colturale per superfici a seminativo superiori ai 10 ettari: l’azienda che coltivi solo medicaio potrebbe essere obbligata ad introdurre almeno una seconda coltura (o, eventualmente, anche una terza, in base alle dimensioni delle superfici a seminativo).
– Obbligo del rispetto del 5% di EFA per superfici a seminativo superiori ai 15 ettari: questo problema può essere risolto più facilmente, in quanto l’erba medica, essendo una coltura azotofissatice, può essere impiegata per soddisfare l’impegno delle EFA.
Infine, il considerare l’erba medica come un seminativo avrebbe un’altra implicazione, potenzialmente sfruttabile a vantaggio delle aziende agricole: essa non diventerebbe più “prato permanente” dopo il sesto anno, pertanto non sarebbe più soggetta ai limiti dell’obbligo di mantenimento delle superfici a prato permanente. Di conseguenza, verrebbe meno anche l’obbligo di richiesta preventiva del permesso ad Agea prima dell’aratura del medicaio.
In linea generale, questa nuova interpretazione potrebbe portare con sé delle conseguenze positive per le aziende agricole, semplificando loro la gestione dei terreni e dell’organizzazione delle colture, ai fini della domanda PAC e del rispetto del greening.
Potrebbe, però, al contempo, portare problemi alle aziende specializzate nella produzione di erba medica.

Angelo Pasero, Agrieuro (Savigliano)