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E se venisse eliminata la data di scadenza?


Sta girando in Europa una proposta che vorrebbe eliminare la scadenza dei cibi, per limitarne lo spreco. Per saperne di più riportiamo parte di un interessante articolo, segnalato da Cia Cuneo, su “Help consumatori”, l’Agenzia on line di informazione quotidiana dedicata ai consumatori, che spiega perché anche la dicitura “preferibilmente” è utile ma in termini di indicatore qualitativo.
Il Termine Minimo di Conservazione (Tmc) indica il tempo entro il quale un prodotto alimentare, in adeguate condizioni di conservazione, conserva tutte le sue caratteristiche qualitative. Una sorta di indicatore di qualità che la Commissione UE sta valutando di eliminare per alcuni prodotti (pasta, riso, caffè e formaggi stagionati) al fine di ridurre lo spreco alimentare.
Il professor Dino Mastrocola: “Si tratta di una informazione molto utile anche se ci troviamo di fronte a un prodotto che difficilmente potrà diventare rischioso per la salute”.
Il professor Dino Mastrocola, docente presso la Facoltà di Bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali dell’Università di Teramo, spiega a Help Consumatori il Termine Minimo di Conservazione.
Il Termine Minimo di Conservazione dei prodotti interessati è molto lungo ad eccezione dei formaggi stagionati.
Pasta: 18 – 24 mesi
Riso: nella maggior parte dei casi 18 mesi
Caffè: in generale 18 mesi con casi di 12 e 24 mesi
Formaggi a pasta dura: il range è molto ampio e va dai 90 ai 180 giorni.
Ma chi stabilisce il Tmc?
“E’ il produttore o il confezionatore che stabilisce il Tmc. Se si indica un Tmc inferiore o uguale a 3 mesi è necessario indicare giorno mese ed anno. Alcuni formaggi possono rientrare in questa casistica. Da 3 a 18 mesi è sufficiente riportare mese e anno, oltre i 18 mesi scatta l’obbligo di indicare esclusivamente l’anno”. Il Tmc può essere utilizzato solo se durante la conservazione non possono insorgere problematiche per la salute come, ad esempio, lo sviluppo di microrganismi patogeni, possono, in definitiva, modificarsi solo le caratteristiche qualitative del prodotto”.
In base a cosa viene stabilito il Tmc?
“In base alla stabilità delle caratteristiche qualitative, ovvero gusto, aroma, colore, consistenza, fragranza, contenuto di vitamine ed antiossidanti, ecc.. Gusto e aroma degli alimenti possono essere notevolmente influenzati da processi ossidativi a carico soprattutto della frazione lipidica, anche se presente solo in tracce. Tracce di lipidi sono riscontrabili in molti alimenti e, in caso di ossidazione, possono essere responsabili della comparsa di sapori e odori di rancido anche in crackers, snack, paste alimentari e farine derivanti da cereali non degerminati”.
Quanto le modalità di conservazione influenzano la salubrità e la qualità di prodotti anche con Tmc molto lunghi?
“Le modalità di conservazione influenzano notevolmente la stabilità dei prodotti. L’aroma ad esempio è determinato dalla presenza di composti volatili caratterizzati da una elevata tensione di vapore che cresce all’aumentare della temperatura. Pertanto la conservazione a basse temperature riduce le perdite aromatiche, mentre se durante il consumo o l’assaggio si vuole percepire al meglio le caratteristiche aromatiche di un determinato prodotto è bene portarlo a temperatura ambiente”.
Se è vero che una stessa tipologia di prodotto (ad esempio la pasta) può avere Tmc diversi, quest’ultimo potrebbe essere considerato un indicatore di qualità utile per il consumatore?
Il Tmc può variare per uno stesso prodotto anche in base alle modalità di produzione, alle caratteristiche compositive, al tipo di materie prime utilizzate e alle modalità di confezionamento. Pertanto l’eliminazione del Tmc priverebbe il consumatore di un indicatore utile del livello di qualità di un prodotto alimentare”.
L’eliminazione del Tmc potrebbe portare anche a rischi per la salute?
“Ad eccezione di alcuni formaggi a breve stagionatura possiamo dire che il rischio è pressoché nullo”.