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E se le quote latte venissero prorogate?


Il Centro Studi di Confagricoltura ha diffuso un rapporto sulla produzione di latte che evidenzia come in Italia il sistema produttivo si sia evoluto negli ultimi vent’anni, passando da oltre 180 mila aziende a circa 37 mila (-80%). Il numero dei capi in produzione nello stesso periodo è diminuito di poco più di un milione (-40%), ma mantenendo o addirittura aumentando leggermente la produzione di latte.
Tutto questo fa presumere un aumento delle dimensioni aziendali che permette economie di scala ma, anche e soprattutto, il miglioramento genetico degli animali e un’equilibrata alimentazione delle vacche, che consente una più alta efficienza di trasformazione e rese medie di stalla più elevate (negli ultimi vent’anni sono aumentate di oltre il 70%).
Il regime delle quote latte non ha dunque impedito che i nostri allevamenti si rafforzassero, aumentando di dimensione economica. A questo proposito, il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, intervenendo recentemente ad una tavola rotonda sul futuro del settore lattiero, si è domandato perché mai si dovrebbe superare un regime che, bene o male, ha consentito nei trent’anni della sua applicazione una razionalizzazione degli allevamenti da latte italiani. “Nella riforma della politica agricola comune – ha sottolineato – si sta ipotizzando di prorogare le quote zucchero e i diritti di impianto vitivinicoli. In questa situazione è proprio un tabù parlare anche di una proroga del regime delle quote latte? Forse occorrerebbe un po’ di coerenza”.
“Abbiamo sollecitato – ha aggiunto – un ripensamento da parte della Commissione europea sulla scelta di abolire il regime delle quote latte, che è pur sempre un sistema che favorisce l’equilibrio tra le aree produttive degli Stati membri dell’Unione”.
Confagricoltura nutre forti preoccupazioni per il futuro delle nostre produzioni in caso dovesse prevalere la logica della piena liberalizzazione della produzione lattiera in Europa. Peraltro, per i produttori non sarebbe prevista alcuna forma di compensazione, come invece è stato per altri settori.