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Dove ci porterà la nuova Pac


La nuova PAC sta facendo parecchio discutere sotto molti punti di vista. Attente analisi, infatti, vengono costantemente svolte sui provvedimenti introdotti e sulle regole innovative che essa apporterà (tanto per citare degli esempi, la definizione di “agricoltore attivo” od il criterio della convergenza). Quello che, però, spesso, viene a mancare è un quadro più generale dello stato dell’arte, utile e comprendere il processo evolutivo che ha guidato l’Italia nelle sue scelte.
I macro obiettivi posti come punto di riferimento per l’Italia nel prendere le proprie decisioni sono stati, fondamentalmente, cinque:
1) Sostenere la transizione e mantenere adeguati livelli di reddito per essere competitivi sullo scenario europeo.
2) Sostenere i settori dell’agricoltura in difficoltà.
3) Favorire il ricambio generazionale, con la finalità di rafforzare la presenza di giovani nel comparto agricolo.
4) Incentivare comportamenti e pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale.
5) Semplificare il più possibile la gestione delle aziende agricole e migliorare il sistema di governance.
Per il raggiungimento dei cinque macro obiettivi appena elencati occorrono decisioni strategiche, le quali hanno un piglio maggiormente operativo e sono ad essi correlate opportunamente.
Per sostenere la transizione e mantenere adeguati livelli di reddito finalizzati al mantenimento della competitività sullo scenario europeo, l’Italia ha optato per la regione unica, l’utilizzo del modello irlandese per la convergenza del valore dei titoli, un’attenta selezione dei settori oggetto degli aiuti accoppiati, estensione dell’ammissibilità a tutte le superfici agricole per poter includere maggiori aree nel campo di applicazione degli aiuti e definizione della figura di “agricoltore attivo”.
Per sostenere i settori in difficoltà, i provvedimenti pianificati consistono nell’assegnare metà budget del pagamento accoppiato alla zootecnia, nel valorizzare il “Made in Italy” e la linea vacca-vitello, nel curare il benessere animale, nel curare le produzioni a rischio abbandono o sostituzione e nel migliorare le filiere.
Per favorire il ricambio generazionale, l’Italia punta sul meccanismo della riserva.
Per incentivare comportamenti e pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale, l’agricoltura della nostra penisola fa perno su un piano proteico da implementare, su premi maggiori per zone svantaggiate, sulla valorizzazione dell’olivicoltura e su un meccanismo di ponderazione degli aiuti in funzione del rispetto dell’ambiente.
Per quanto concerne la semplificazione gestionale delle aziende agricole ed il miglioramento del sistema di governance le principali azioni dell’Italia consistono nel fissare un tetto minimo agli aiuti e nella revisione del sistema nel 2016, dopo una sperimentazione iniziale.
Questo il quadro generale all’interno del quale è stata disegnata la nuova PAC, un progetto con forti ripercussioni sull’agricoltura.

Angelo Pasero, Agrieuro