Diritti di impianto Buone notizie da Palermo
Mantenere i diritti di impianto gestiti dagli Stati membri a livello nazionale o regionale, con un sistema di riserve e con la facoltà di definire regole di gestione più restrittive nel rispetto del principio della sussidiarietà. E’ questa la posizione di undici Stati membri (tra cui Italia, Francia e Spagna) sulla gestione del potenziale vitivinicolo, ribadita con un documento ufficiale, presentato nel corso dei lavori del Gruppo di alto livello sui diritti di impianto, che si è riunito a Palermo nei giorni scorsi. Confagricoltura ha accolto con molto favore questa posizione, mentre non altrettanto favorevole è il giudizio che ha dato sul documento presentato dalla Direzione generale Agricoltura della Commissione europea, precedentemente anticipato per grandi linee dal commissario Ciolos a Cipro. L’ipotesi presentata dalla Commissione prevede una diversa regolamentazione delle superfici, affidando alle interprofessioni del settore la gestione del controllo della produzione per i vini dop e igp e alle organizzazioni dei produttori per quelli comuni. Ad avviso di Confagricoltura, questa gestione differenziata sarebbe gravissima, in quanto è fondamentale avere strumenti omogenei e la gestione del potenziale deve rimanere a livello centrale, non potendo essere demandata alle organizzazioni dei produttori o a quelle professionali. Il vino è il fiore all’occhiello del commercio agroalimentare italiano (4,4 miliardi di euro) e, con un fatturato di 10,7 miliardi di euro e 1,2 milioni di addetti, riveste un ruolo strategico dal punto di vista economico e occupazionale in molte aree del Paese. Il nostro territorio, storicamente vocato, il nostro patrimonio ampelografico e il loro sistema di gestione sono un valore aggiunto per i nostri vini e debbono essere assolutamente difesi.