Sezioni


Decreto sugli agrofarmaci paga solo l’agricoltore?


Il Centro Congressi dell’Environment Park, a Torino, ha ospitato il convegno organizzato dalla Regione Piemonte per approfondire le tematiche del recente decreto in materia di utilizzo dei prodotti fitosanitari.
In particolare, sono stati esaminati i contenuti del Piano d’azione nazionale (Pan), con particolare riferimento alla formazione, al controllo e alla regolazione delle attrezzature, alla difesa integrata e alle misure previste per aree specifiche.
Nel dibattito che è seguito alle relazioni, Confagricoltura Piemonte è intervenuta per sottolineare la sua posizione critica riguardo al metodo seguito per redigere sia il decreto sia il Pan. Le Organizzazioni della filiera agricola non sono state infatti invitate ai tavoli di lavoro, ma solo coinvolte nella fase di consultazione pubblica, che dovrà terminare entro il 2012.
Questo modo di operare ha portato spesso il gruppo interministeriale che ha elaborato i documenti a perdere di vista la realtà del settore primario e soprattutto i problemi che le nuove norme porranno alle imprese. La scarsa propensione al confronto e all’ascolto anche verso gli Assessorati regionali all’Agricoltura, o almeno rispetto a quelli di alcune Regioni, ha generato provvedimenti fortemente sbilanciati sul lato ambientale che, nell’introdurre obblighi molto pesanti per il settore agricolo, non tengono conto delle indicazioni contenute nella direttiva europea, secondo la quale, insieme al minore rischio per l’ambiente e per la salute umana, bisogna garantire la sostenibilità economica e la qualità delle produzioni.
Inoltre, sempre a proposito di sostenibilità economica, in nessun punto dei provvedimenti viene fatta un’analisi approfondita delle risorse finanziarie occorrenti per il funzionamento del sistema, rimandando sempre alle forme di sostegno che deriveranno dalla riforma della Pac, sicuramente non sufficienti a garantire la piena copertura finanziaria che il Pan richiede. Non solo, infatti, non vengono valutati i costi che dovranno sostenere le imprese, ma nemmeno quelli a carico degli enti pubblici, ai quali il Pan assegna numerosi compiti tra cui, per esempio, quello di creare, ampliare e mantenere reti di monitoraggio meteorologico e fitopatologico, per poter effettuare con efficacia gli interventi di lotta integrata, pratica addirittura obbligatoria nel suo livello di base.
Per contro, Regioni come il Piemonte, per mancanza di risorse, si vedono costrette a smantellare le loro reti di rilevamento, rendendo di fatto inapplicabile buona parte delle prescrizioni contenute nel Pan. Il rischio è che le imprese agricole siano, alla fine, l’unico degli attori cui vengono accollati tutti gli oneri, dovendo per di più applicare i principi della difesa integrata senza il supporto tecnico-informativo indispensabile.
Questa stessa carenza si rileva in molte altre azioni fondamentali previste dal Pan, dalla formazione alla ricerca e sperimentazione e, non ultimo, al controllo funzionale delle irroratrici, un’attività che si prospetta particolarmente gravosa dato l’alto numero delle attrezzature da esaminare entro il 2016.
Una ulteriore preoccupazione di Confagricoltura Piemonte è quella legata ai programmi di informazione e sensibilizzazione per il pubblico, il cui approccio, all’interno del Pan, appare francamente sconcertante. Non si comprende infatti da dove nasca la necessità di dare il via a campagne di demonizzazione degli agrofarmaci in un Paese come l’Italia che vanta la percentuale più bassa d’Europa di campioni irregolari alle analisi sui residui. Sarebbe decisamente più produttivo e utile per il settore agricolo impiegare le stesse risorse in attività di valorizzazione delle produzioni nazionali, che sono destinate sicuramente a perdere competitività sul mercato a causa dei maggiori costi di produzione richiesti dall’applicazione del decreto.
Per raccogliere in modo organico le numerose richieste di modifica, la Regione Piemonte ha istituito un tavolo di confronto con le Organizzazioni professionali agricole, nell’intento di giungere ad un documento concordato da proporre alla Conferenza Stato-Regioni, dove sarà ancora possibile modificare l’attuale stesura del Piano di azione.