Crolla il mercato delle pere nel “quadrilatero d’oro” del comparto, in Emilia Romagna: “Situazione drammatica, necessario un Tavolo nazionale”
Il ko frutticolo 2019 si trascina dietro, come mai prima, anche il comparto pere proprio nel “quadrilatero d’oro” della pericoltura italiana (le province di Ferrara, Modena, Bologna e Ravenna), dove si raccoglie circa il 73% della produzione nazionale, che significa un giro d’affari annuo di 440 milioni di euro.
«La realtà supera l’immaginazione ed è ancora più negativa di qualsiasi nefasta previsione iniziale – dice a chiare lettere Albano Bergami, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna oltre che produttore di pere nel Ferrarese -. Danni gravissimi causati dalla cimice asiatica si stanno riscontrando pure su tutte le varietà di pere, compreso Santa Maria in piena raccolta e persino negli areali dove l’insetto killer in passato non si era mai palesato, tant’è che ora la sua presenza può considerarsi endemica».
Poi aggiunge: «Salutiamo con favore il via libera dato alla sperimentazione, pur se in ambiente isolato, dell’antagonista naturale alloctono ossia la vespa samurai. Tuttavia sono passati sette anni dalle prime segnalazioni della cimice sul suolo nazionale e – si chiede perplesso – quanto dovremo attendere per avere risultati definitivi? E quanto ancora per dar modo all’insetto predatore di colonizzare un territorio così ampio? Di tempo purtroppo – dice senza mezzi termini – non ce n’è più».
A peggiorare il quadro è sopraggiunta per il secondo anno consecutivo anche una malattia fungina in grado di compromettere la produzione di alcune varietà tipiche del nostro areale – tra cui Decana, Conference, Kaiser e soprattutto la regina delle pere, l’Abate Fetel -. I sintomi si manifestano in modo simile ad altre forme di “alternariosi” ben conosciute fin dagli anni ‘70, ma ad oggi la sola precisa identificazione del problema e quindi le possibili linee di intervento non trovano condivisione tra gli enti istituzionali, gli istituti universitari, i tecnici di settore e le industrie degli agro farmaci. L’allarme arriva dalle aziende colpite, con percentuali di danno variabili che in alcuni casi possono riguardare anche la totalità della produzione. A ciò si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, che nel comparto pericolo preannunciano stime di produzione 2019 vicino al minimo storico; nelle altre specie frutticole si sono registrate ripercussioni negative sulla qualità dei frutti oltre a sovrapposizioni varietali.
«La situazione è drammatica. L’intero comparto frutticolo incide per il 15,5% sul valore complessivo della produzione agricola emiliano-romagnola, che nel 2018 ha superato i 4,65 miliardi di euro. E già l’anno scorso il settore ha chiuso con un bilancio negativo: – 8.8%; ora – sottolinea Bergami – chiediamo risposte immediate a sostegno delle aziende».
Confagricoltura Emilia Romagna ha scritto un documento che verrà presto presentato nelle sedi istituzionali, nel quale sollecita, come spiega la presidente Eugenia Bergamaschi, «l’istituzione di un tavolo unico nazionale con Mipaaft, Minambiente, Ministero della Salute e del Lavoro per scongiurare il crollo del comparto e della filiera, dal post-raccolta alla distribuzione, con gravissime ricadute sul sociale. Nel tavolo permanente andrebbero discusse e definite le misure di emergenza per il controllo della cimice marmorata (halymorpha halys) e di altre patologie che colpiscono il settore».
Tra le richieste a sostegno delle aziende relativamente ai danni da calamità si cita: «La sospensione dei mutui in base all’evento, tenendo presente che in alcuni casi è difficile identificare la data di inizio del suddetto; la sospensione del pagamento dei contributi Inps che deve essere accompagnato da agevolazioni per quanto riguarda la rateizzazione e gli interessi».
Si chiedono inoltre «sgravi previdenziali e fiscali, in special modo di ripristinare la vecchia aliquota del 25% tenendo presente che gli sgravi fiscali attualmente vanno a beneficio delle sole aziende non in possesso di qualifica di CD o IAP; infine, l’attivazione e rifinanziamento del Fondo di Solidarietà per consentire di sostenere con adeguate risorse le zone delimitate». Va inoltre precisato che la Regione Emilia-Romagna tramite i fondi del PSR ha solo in parte finanziato gli “impianti anti-insetto”, peraltro alquanto costosi, e adesso, vista l’attuale crisi delle aziende, è necessario intervenire con una copertura maggiore dei costi di investimento.
«Nel documento redatto – conclude la presidente di Confagricoltura Emilia Romagna – si fa riferimento anche a interventi di settore più ampi, quali dare urgente modalità operatività al tavolo ortofrutticolo che si è insediato presso il Ministero dell’Agricoltura in maniera da predisporre in tempi rapidi il “piano strategico nazionale” per il settore frutticolo; incentivare e sostenere la ricerca e l’innovazione del settore per dare ai frutticoltori gli strumenti e le conoscenze per sviluppare l’impresa, migliorare la qualità e l’efficienza, diversificare le scelte gestionali e produttive a partire dall’introduzione delle nuove tecniche di miglioramento vegetale, unica via per raggiungere l’obiettivo della vera sostenibilità incrociando le esigenze ambientali, sociali ed economiche».