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Cooperative sociali l’Iva passa dal 4 al 10%?


Una nuova emergenza si abbatte sulla cooperazione sociale con l’innalzamento dal 4% al 10% dell’Iva sui servizi socio-sanitari svolti dalle cooperative sociali se verrà approvato il Disegno di Stabilità 2013 proposto da Governo Monti. Un aumento che mina al cuore l’assistenza agli anziani, ai portatori di handicap, ai tossicodipendenti, ai minori che vivono in condizioni di disagio, ai disabili.
Per Domenico Paschetta e Sandro Durando, presidenti di Confcooperative e di Federsolidarietà Cuneo «è un colpo durissimo per la cooperazione sociale e per tutte le realtà del non profit che operano nel settore socio-sanitario piemontese, che si aggiunge ai provvedimenti di Regione Piemonte, che hanno di fatto già prodotto una contrazione di risorse per il welfare locale».
Ma è una decisione che, se confermata, pagheranno le famiglie più fragili e gli enti locali, sui quali si scarica l’aumento dell’IVA ma che pagheranno le stesse cooperative sociali in termini di riduzione delle risorse e contrazione della domanda. Un colpo che mette a rischio 3.500 posti di lavoro creati dalla cooperazione sociale di servizi in Provincia, per il 70% occupazione femminile. In provincia di Cuneo sono un centinaio le cooperative sociali, di cui 90 aderenti a Confcooperative Cuneo che rappresentano 3.000 soci ed un fatturato di circa 70milioni di euro.
Il Governo continua a considerare la spesa sociale come spesa improduttiva per il Paese, come un onere da tagliare a tutti i costi. La stessa pratica è stata applicata sulla riduzione dei tetti sulla deducibilità delle detrazioni che avrà l’effetto di scoraggiare le famiglie che si fanno carico di una spesa diretta per le prestazioni sociali. L’effetto sarà solo quello di incentivare la spesa sociale privata “in nero”, come l’assistenza delle badanti.
Già quest’estate con la spending-review, il Governo aveva deciso pesanti tagli al welfare senza alcun confronto con il terzo settore, un terzo settore ed una cooperazione sociale in particolare, che da tempo avanza proposte di riforma, per un welfare promozionale che sia una leva dello sviluppo e della crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. La coesione sociale, gli investimenti in cure relazionali, sulla famiglia e sulla natalità, nella scuola, per contrastare le povertà sono leve di sviluppo a lungo termine. Ma per rendere concreto l’effetto moltiplicatore di tali investimenti bisogna evitare l’attuale logica che propende per una spesa sociale fagocitata in modo prevalente da ammortizzatori sociali e prestazioni monetarie dirette, al punto che è stata prosciugata la spesa per politiche di sistema sul welfare locale.
«Auspichiamo che i parlamentari cuneesi, che conoscono il prezioso lavoro da noi svolto con le persone e le famiglie, sappiano trovare un’intesa per modificare il decreto Monti, salvaguardando i cittadini e gli enti locali da un ennesimo pesante fardello».