Contrordine: latte e formaggio fanno bene alla salute, ecco quando e perchè
Gli alimenti di origine animale contribuiscono in modo significativo a fornire la quota necessaria di energia e nutrienti nella attuale dieta occidentale. Le statistiche indicano che, nel 2016, più di 45 milioni di tonnellate di carne, 13 milioni di tonnellate di latte e circa 7 milioni di tonnellate di uova sono state prodotte in Eu (Fefac, Annual Report 2015-2016).
È ormai noto che la qualità degli alimenti non si valuta esclusivamente in termini di sicurezza chimica e microbiologica o di profilo nutrizionale, ma anche in termini della capacità degli alimenti di promuovere il benessere e prevenire le malattie cronico-degenerative. In particolare, esistono evidenze consolidate circa l’effetto che gli alimenti esercitano sullo stato infiammatorio generale dell’organismo, che ha una relazione diretta con l’insorgenza di malattie non trasmissibili di tipo cronico, quali patologie cardiovascolari, cancro e diabete.
Gli studi attuali stanno rivalutando la qualità degli alimenti di origine animale ed, in particolare, dei grassi di origine animale. Per circa un ventennio il consumo di grassi, in particolare saturi, di origine animale, è stato sconsigliato da medici e nutrizionisti perché messo in relazione all’innalzamento del livello del colesterolo HDL (“cattivo”) e, quindi, ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari. In realtà, la ricerca attuale ci dice che questa valutazione causa-effetto non è del tutto corretta e che l’effetto del consumo di grassi cambia molto in relazione al tipo di alimento in cui sono contenuti e alla qualità dei grassi stessi.
Sulla base delle ultime evidenze della letteratura scientifica, infatti, il consumo di latte e latticini interi non solo non risulta correlato con maggior rischio di malattie cardiovascolari, ma pare possa avere addirittura un effetto protettivo nei confronti di queste patologie. Questo perchè latte e derivati possono contenere grassi di tipo più o meno favorevole per la salute umana, soprattutto in relazione alla dieta che seguono gli animali.
Il ruolo della nutrizione animale nella ottimizzazione del profilo nutrizionale e salutistico dei prodotti animali derivati sta diventando sempre più importante. La formulazione della dieta degli animali in produzione zootecnica può influenzare, infatti, sia la qualità che la funzionalità degli alimenti di origine animale derivati.
Un esempio semplice, ma quanto mai rappresentativo, in questo ambito è dato dal cosiddetto“paradosso alpino-francese”, secondo il quale le popolazioni svizzera e francese, tra i maggiori consumatori di formaggi al mondo, hanno una bassa incidenza di patologie cardiovascolari. Il fenomeno può essere in parte spiegato dal fatto che molti dei formaggi consumati in questi Paesi derivano da sistemi di allevamento estensivo o semi estensivo (di montagna, alpeggio), in cui gli acidi grassi favorevoli per la salute si concentrano naturalmente in questi prodotti, grazie alla dieta a base di foraggi fornita agli animali. Tra questi, gli acidi grassi poli-insaturi della serie Omega 3, il cui regolare consumo è stato dimostrato riduca in modo significativo l’incidenza di malattie cardiovascolari, infarto e ictus. Secondo recenti studi, infatti, mantenendo invariata la quantità di formaggio consumato (dato medio nelle popolazione occidentali: 55 g/giorno), ma variandone la tipologia (formaggio derivato da allevamenti di montagna o basati su alimentazione a base di foraggi), si potrebbe aumentare fino a quattro volte l’apporto di uno dei principali acidi grassi della serie Omega 3 con provati benefici per la salute, l’acido alfalinolenico, senza cambiare le proprie abitudini alimentari.
Laura Cavallarin, ISPA CNR
Daniele Giaccone, ARAP